Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
2005 | santeria records | ![]() |
Quando ascolto “Socialismo Tascabile” mi viene in mente Roland Barthes. Si, il filosofo che voleva “cogliere nell’arte lo spontaneo abuso ideologico”, quella lotta contro i miti e simboli moderni, svelando i veri costumi della società.
Già, perché il gruppo di Reggio Emilia ha il suo gioco-forza nei simboli: radicati in un immaginario sospeso tra i CCCP e gli anni 80, le gomme da masticare e i ricordi di scuola, i supermercati con davanti le statue dei partigiani, gli amori col vento dell’est. Gli Offlaga Disco Pax giocano su quell’epoca che ormai è diventata mito: quegli anni socialisti, quell’estetica declamante e di plastica, i paninari da una parte e i Kraftwerk dall’altra, in un tempo che viveva di un estremo situazionismo. I Suicide che danno il via al gran ballo nichilista, i Fall, i Gang Of Four. I primi vagiti Noise e Shoegaze. I riferimenti sono tanti, forse anche troppi per poterne parlare e forse non è neanche questo l’importante.
“Socialismo Tascabile” è un gran disco che colpisce da subito. Sarà quell’aria da Emidio Clementi sgangherata, saranno quei suoni ballabili, sarà che d’intellettuali Indie non ne possiamo più – “alternativo dei miei coglioni che quando ascoltavo i Dead Kennedys tu neanche ti facevi le pippe” –, saranno tutti quei riverberi che fanno tanto Jesus And Mary Chain e quelle frequenze disturbate stile Autechre, saranno i ricordi che vorresti avere e quel sarcasmo che non hai mai avuto.
Quel vaffanculo al “Tempo delle Mele” però merita. Il Socialismo Tascabile degli Offlaga Disco Pax è uno stato d’animo. Uno stato d’ansia. Un esperimento elettrocomunista. Ideologia a bassa intensità, sommessa, urlata.