Supersystem – Always Never Again

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Molti fattori avevano contribuito a creare un mix letale di aspettative e sospetti sul nuovo lavoro degli El Guapo: il nuovo percorso abbozzato su Fake French, il cambio d’etichetta, dalla Dischord alla Touch And Go, e, non per ultimo, il cambio di monicker, da El Guapo a Supersystem.
A posteriori vincono di gran lunga i sospetti, perché Always Never Again li conferma tutti.
I Supersystem impazziscono e danno alle stampe l’anonimo fatto musica. Un disco che, quando non è impegnato a scimmiottare !!!, Rapture e compagnia bella, inscena uno squallido teatrino a metà strada tra l’electro e i Tom Tom Club. Tutto già sentito, dalle derive funk a quelle dance (che in certi punti tendono ad assomigliare pericolosamente alle Chicks On Speed, a versioni catchy dei Kraftwerk o a Suicide rincoglioniti) che scatenano una cinquantina di minuti di ritmato nulla.
Un lavoro che tenta di salvarsi in calcio d’angolo attraverso gli inserti arabeggianti di Miracle, i fiati dal vago sapore latino di Click Click e riprese di pattern di batteria “spezzata” – segno distintivo del quartetto di Washington, ma che ormai si riduce a tentare di riproporre un’ombra scialba dei deliri a cui aveva abituato. Se il primo (e anche il secondo) disco era un capolavoro, questo – che è sì fortemente sfocato, ma ha almeno il merito di essere suonato con freschezza e in maniera ineccepibile, vedi la traccia che apre il disco, Born Into The World – è destinato inevitabilmente alla più veloce estemporaneità. Un paio d’ascolti per essere dimenticato sullo scaffale.