Theaudience – Theaudience

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Parere personale: le Theaudience sono le mie preferite in fatto di brit pop cantato da donne, e sono le migliori. Questo lavoro spazza via ogni produzione al femminile del periodo comprese Elastica, Catatonia, Salad etc etc… Theaudience li batte tutti. Le theaudience sono un gruppo che come formazione è organizzato splendidamente: Batteria, basso, tastiere, 2 chitarre (di cui una spesso si dedica alla tastiera aggiuntiva) e voce (che spesso si dedica alla chitarra). La voce dovrebbe esservi familiare, e se dalla copertina non la riconoscete dal back della confezione potrete vedere l’odierna reginetta del pop (dopo la Minogue): Sophie Ellis Bextor. Niente assassinii sulla pista da ballo però, qua Sophie faceva poco e niente, stava nel gruppo più per immagine (e che immagine) e alla fine da ruolo di “gnocca della band” -stile Zia nei Dandy Wasrhols- ha saputo gestirsi e vendersi bene a tal punto da lasciare il gruppo e intraprendere una buona carriera solista. Ma veniamo alla musica; le Theaudience giocano con un pop facile e allegro, un po’ dreamy un po’ rocckeggiante, brani come I know enough (i don’t get enough) o Running Out Of Space hanno la stessa freschezza di una Just Like heaven dei Cure, per dire, e riecheggiano e superano l’energia di International Velvet dei Catatonia. Frizzanti e accattivanti mischiano la spensieratezza delle loro canzoni a un sarcasmo di stampo Black Box Recorder, ma mentre nel progetto di Haines prevalevano atmosfere cupe e una tristezza di fondo qua c’è un vero e proprio menefreghismo verso il pessimismo che viene accettato per essere poi superato con stile. A Pessimist Is Never Disappointed è la colonna sonora perfetta per le leggi di Murphy, If You Can’t Do It When You’re Young When can You Do It? è un’invito a spingersi oltre i limiti prima che la vecchiaia ci sotterri e accanto a queste hit da classifica compaiono anche brani più lenti: Il piano su Mr. Doasyouwouldbedoneby è in perfetto stile ballad, gli archi su I Got The Wherewithal rendono perfettamente l’atmosfera di ansia e panico che sfocia in un chorus che stempera il tutto, e personalmente mi affascina sempre il suono del moog sul chorus di Keep In Touch. Un piccolo scrigno di canzoni pop che è stato ingiustamente ignorato, forse per la poca gloria che hanno avuto in europa (in inghilterra sono andati abbastanza bene) o forse perchè sotterrati da una valanga di Salad e company. Ci sarebbe per curiosità da indagare sulla fine di Reeves, autore e compositore unico di tutte le canzoni, e magari ripescare il gruppo dove ora milita, pregando che non si è venduto come autore a boy bands varie. Degli altri del gruppo non c’è traccia tranne la bextor che, come accennavo, si è lanciata con successo nella disco.
Peccato, sul palco con la sua Telecaster Rosa, con battipenna zembrato di peluche, era un emblema dell’icona femminile (brit) pop.