Dead Meadow – Feathers

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Avevo lasciato i Dead Meadow nel 2003 con quel capolavoro che fu “Shivering king and others”, perfetto esempio di hard rock psichedelico rallentato e fumoso, che qualcuno chiamerebbe stoner. Tornano oggi con un nuovo album, “Feathers”, conservando i ricordi Black Sabbath che da sempre caratterizzano gli episodi di Dead Meadow, tuttavia sembra farsi largo una maggiore propensione verso il suono dilatato e psichedelico. Infatti tra tutti i gruppi del filone stoner i Dead Meadow mi sono sempre apparsi come quelli potenzialmente più affascinati dalle possibilità della musica psichedelica. Rimangono immutate certe atmosfere cupe e claustrofobiche, ma il tutto a volte viene compensato e rilassato da piacevoli fughe chitarristiche immerse in liquidi che tanto ricordano gli esperimenti di Pink Floyd a cavallo tra i sessanta e i settanta. Il riff di apertura di “Let’s jump in” sottolinea la loro appartenenza al movimento stoner ma di lì a breve la canzone muta in un viaggio cosmico in cui la pulsante sezione ritmica si fa notare per i peculiari tratti space rock. Notevole il gusto per atmosfere trippy su “Heaven”, brano in cui si distingue tra l’altro un bellissimo lavoro di chitarra, a metà strada tra sapori vintage e sonorità tipiche di acts come Ozric Tentacles e Porcupine Tree degli esordi. Non è da meno il suggestivo cantato, lento, disteso, quasi un lamento che si unisce alla perfezione con l’ affascinante stile di queste composizioni. C’è spazio pure per un capolavoro inestimabile, vale a dire la straordinaria e dilatatissima “Let it all pass”, uno space rock psichedelico che farebbe impallidire gli Hawkwind più ispirati, un brano cadenzato, altamente cosmico in cui tutto ciò che dovete fare è abbandonarvi ai Dead Meadow e alle loro fughe spaziali. Senza dubbio siamo di fronte ad uno dei dischi più riusciti di questa prima parte del 2005, con molta probabilità sarà difficile fare meglio per chiunque voglia direzionarsi verso questi orizzonti stilistici. Una straordinaria conferma.