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Hangedup è il segno di come un disco di questo calibro, uscito cinque anni prima, poteva essere definito un capolavoro. Quello che manca a questo disco, infatti, non è certamente la difficoltà a lasciar stupito l’ascoltatore, ma, al più, soffre di un sovraccarico di visibilità dovuta all’entrata in scena e consolidamento di formazioni percussioni/violino a nome Dirty Three, Rachel’s o Gy!be quali questo disco, volente o nolente, paga i dovuti debiti, nonostante il divario della proposta sia ampio in maniera spropositata. Perché, al contrario dell’emotività spinta dei Dirty Three o della musica da accompagnamento dei Rachel’s, quella di Clatter For Control è pura irruenza punk, benché suonata con strumenti inusuali, immessa poi in un più ampio contesto in cui vengono amalgamate trovate post rock e intuizioni avanguardiste. Ne deriva così un disco dalla chiara urgenza sonora che, sebbene si faccia strada tra deliranti strati di violini cacofonici e una ritmica così serrata da ricordare da vicino gran parte della scena più famosa della Constellation nelle sue celebri escalation emotive, i più attenti potrebbero inserire in una derivazione avanguardistica del country folk: e anche questo non si discosterebbe poi molto dalla realtà, a patto di rimanere in quell’ambiente che contraddistingue Clatter For Control e che lo avvicina più alle bordate noise (Fuck This Place) e rock (Klang Klang) che non ad altro.