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Nella gara del “Giovane Gruppo Più Vecchio” entrano gli Stands con il loro secondo lavoro, e si guadagnano subito almeno un posto nel podio. Già solo il fatto di aver fatto meglio del disco d’esordio gli fa guadagnare un bel terzo posto nella “competizione”. Questo disco è compatto e convinto. Non c’è quella sensazione vaga di fare il verso a questa o quella band senza aver una personalità propria, pecca che abbassava di molto la media del precedente album d’esordio. E’ impossibile infatti non vedere in questo lavoro la crescita del gruppo. Pezzi come Mountains Blue And The World Through My Window lo testimoniano: un lavoro d’archi a sfondo cinematografico come non se ne sentivano dai tempi di This is harcore (titletrack) dell’album dei Pulp, un pezzo struggente e romantico, perfetto per uno di quei vecchi film con i colori opacizzati e la pellicola rovinata. Il sound dell’album porta il gruppo al secondo posto del podio. L’album suona veramente sixties in tutto e per tutto. Il suono della batteria essenziale, il gioco di voci in tipico stile Beatles, quel riverbero (Nearer Than Green) tipico degli anni 60 e il sound un po’ acido delle chitarre, quel sound elettrico ma scarno, brillante ma non tondo, come un dolce sferragliamento che è perfetto per ritmare i pezzi. Della serie “come i Coral” ma stavolta sembra che l’alunno a superato il maestro. In più gli Stands sono andati a ripescare non solo gli ottoni, ma anche i fiati (Bluer than blue). Un piccolo colpo di genio che fin ora in pochi avevano avuto. E proprio quando non te lo aspetti… sprint finale! E gli Stand strappano la prima posizione nella classifica! Sì perché, a conti fatti, questo disco è proprio un bel lavoro, certo non di quelli che ti sconvolgono la vita per innovazione (eh, ci mancava giusto l’innovazione in chi copia la musica di 40 anni prima), ma che si piazza nello stereo e vuoi per quel beat un po’ yè-yè (Do It Like You Like) o per quel sound che ti coinvolge, facendoti rivivere in un bianco e nero ricco di scarpe col tacchetto lucide, completi stretti, capelli a scodella che si agitano a destra e sinistra e occhialoni neri. Insomma abbiamo trovato il vincitore: gli Stando sono il gruppo più “vecchio dentro” del mondo. Contenti loro…