Stefano Panunzi – Timelines

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Bellissimo. Questa la parola che ho più volte pronunciato durante l’ascolto di questo “Timelines “ di Stefano Panunzi, musicista romano qui all’esordio discografico solista. Nella semplicità della parola “bellissimo” si incontrano le sfumature della sofisticata musica di questo nuovo talento della nostra Italia, raffinata ed eterea nei ricami sonori e armonici e vibrante negli impulsi ritmici. Panunzi riesce nella difficile impresa di far risultare ovvi certi ricordi nelle sue ispirazioni, rendendoli comunque personali nei modi in cui vengono sviluppati. Se infatti a più riprese si viene cullati da melodie e incastri tipici di artisti quali Pink Floyd e Porcupine tree, no-man e David Sylvian, il nostro declina il tutto con una buona dose di jazz cosmico nei tappeti ritmici e nelle numerose fughe soliste di sax, oppure trasforma in squarci ambient le melodie più soffuse, ben orchestrate dalle tastiere dello stesso Stefano. Incantato e ben diretto, il suono di questo “Timelines” può contare tra l’altro su di alcune prestazioni straordinarie: partecipano, solo per citarne alcuni, Mick Karn e Gavin Harrison, Peter Chilvers e non ultimo Giancarlo Erra dei Nosound, alle prese con le sue chitarre dilatate e le sue voci trattate, in un paio di episodi. Mick Karn fornisce il suo solito basso incalzante e elegante, a mio parere si rende protagonista di una delle collaborazioni artisticamente più felici della sua carriera.. Alcuni momenti del disco sono addirittura straordinari: in particolare vado a citare la soffusa title track e “Underground”, quest’ultima con un’ottima performance di Giancarlo Erra alla voce, molto vicine ai lidi stilistici dei Porcupine Tree più eterei, lo strumentale, di floydiana memoria, “Everything For Her”, impreziosito dai bellissimi sax del jazzista Nicola Alesini, la splendida “Masquerade”, forte del basso di Mick Karn, qui su livelli leggendari, e l’ immediatamente successiva ”Web of memories”, in cui uno strepitoso Gavin Harrison colora con la sua solida batteria un brano che alterna chiaroscuri affascinanti, sottolineati anche dalla bella e particolarissima interpretazione vocale di Haco. Detto questo, “Timelines” va comunque gustato nella sua interezza, garantisce un viaggio visionario di rara bellezza, sorprende per la sua carica emotiva, per la straordinaria qualità musicale di cui è composto e non ultima per la miracolosa caratteristica di far incontrare sullo stesso piano generi, esperienze e sfumature artistiche che il rock in genere tende a tenere distanti. Un rock universale dunque, una sorta di passerella artistica di gran livello a cui difficilmente ho avuto modo di assistere.