Intervista a Stefano Panunzi

  • In occasione dell’ uscita del suo primo disco, ho contattato Stefano Panunzi per conoscere meglio la storia di questo straordinario “Timelines”, uno dei lavori art rock più affascinanti usciti di recente. Stefano si è dimostrato disponibile e gentilissimo e ci ha concesso questa intervista. Buona lettura.

    Rocklab: Ciao Stefano! Vuoi presentarti ai lettori di Rocklab?

  • Stefano Panunzi: Certamente, come hai già anticipato mi chiamo Stefano Panunzi, vivo sulla costa di Roma, ho un’amore travolgente che è la musica.
  • Rocklab: Ho letto che “Timelines”, il tuo ultimo lavoro, è stato registrato in giro per il mondo. Vuoi darci qualche dettaglio in più sulla realizzazione del tuo disco?
  • SP: Vorrei precisare che Timelines, in realtà, è il mio primo vero lavoro discografico, il “debut album”. E proprio per la particolarità delle collaborazioni di musicisti di diversa provenienza geografica, di questa grande lontananza, che il disco è stato registrato un po’ dovunque. In pratica spedivo i brani all’estero, a casa o allo studio dove questi musicisti suonavano, e una volta terminato il loro lavoro lo caricavo nel mio computer e montavo il brano; e la storia è andata avanti per un bel po’ di mesi.
  • Rocklab: Come sono nati i brani di “Timelines”?
  • SP: Tutto il progetto Timelines è nato nell’attesa che terminassero i lavori di un precedente progetto discografico, legato al gruppo Fjieri, del quale sono membro fondatore, e che vedeva quale direttore artistico Richard Barbieri. I tempi iniziavano ad essere particolarmente lunghi (considera che sono passati 3 anni e ancora non è terminato!) e sia l’esigenza di comporre e sia di fare altre cose che con il gruppo non ero riuscito, ha fatto si che realizzassi Timelines.
  • Rocklab: Sono rimasto molto sorpreso quando ho letto la lista dei musicisti che hanno suonato su “Timelines”! In particolare Mick Karn e Gavin Harrison, ma anche Nicola Alesini, Peter Chilvers e Markus Reuters. In che modo sei entrato in contatto con questi grandi artisti e com’è che hanno deciso di collaborare con te?
  • SP: In qualche modo il lavoro e i rapporti che erano intercorsi per il progetto Fjieri ha determinato una continuità di collaborazioni e di rapporti anche nel disco Timelines, mi spiego. Mick Karn, Gavin Harrison, Nicola Alesini, Peter Chilvers e Haco avevano suonato già sul precedente progetto, (insieme ad altri artisti non meno affascinanti come Tim Bowness, Andrea Cimenti e Suzanne J. Barbieri). Iniziando a proiettarmi sul mio nuovo lavoro, ho pensato alla loro bravura, gli ho proposto il nuovo progetto e voilà.. eccoli nel disco. Un grande grazie comunque deve andare a Richard Barbieri, che ci ha presentato buona parte di loro e con il quale ho una decennale amicizia.
  • Rocklab: In che modo poi si sono alternate le varie performance dei musicisti che hanno preso parte al progetto?
  • SP: Man mano che i brani venivano composti, pensavo a quali musicisti meglio avrebbero realizzato certe atmosfere, che avrebbero dato quel tocco “ad hoc”, proprio per le loro peculiari sonorità. Il piacere/divertimento è stato poi quello di mescolare i diversi stili, le diverse idee e personalità; per esempio utilizzare la tromba jazz di Mike in un ambito più rarefatto, in stile ambient, mi è sembrato bellissimo e spero che il risultato in definitiva sia piaciuto.
  • Rocklab: Ci sono stati aneddoti particolari, che vorresti raccontarci, durante le recording sessions?
  • SP: Non ci sono aneddoti particolari. La cosa che vorrei sottolineare è stato il lavoro di tutto il grande team, che fase per fase mi ha supportato con entusiasmo e creatività. Devo veramente ringraziare tutti, nessuno escluso, ma il lavoro in studio di Luigi Antonelli Colasanti (di cui anche l’artwork) e Fabio Fraschini è stato sublime!
  • Rocklab: Anche Giancarlo Erra ha partecipato ad alcuni episodi di “Timelines”! Giancarlo con i suoi Nosound è stato uno dei nomi più chiacchierati di inizio 2005 sulle pagine di Rocklab. Cosa pensi di lui e del suo bellissimo “Sol29”?
  • SP: La cosa impensabile è innanzitutto che Giancarlo è il nipote della mia maestra delle elementari, nonché nipote di un mio amico di infanzia (con il quale ho condiviso l’esperienza del primo gruppo rock nelllo scantinato del palazzo dove vivevo da bambino) e tutto questo l’ho scoperto casualmente non meno di due anni fa! Di Giancarlo penso tutto il bene possibile perché è una persona che vuole realizzare i propri sogni, ha intrapreso questo viaggio nella giusta direzione, con la giusta determinazione, avendo a mio giudizio tutti i mezzi per far bene e, scusate se è poco, senza troppe chiacchiere.
  • Rocklab: Personalmente, mai mi sarei aspettato, da due artisti italiani, due dischi come “Sol29” e il tuo “Timelines”, due dischi in cui trovo molte affinità stilistiche che mettono in mostra un talento artistico che nulla ha da invidiare alle blasonate proposte europee in tema di rock artistico. Credi sia possibile un album collaborazione tra te e Giancarlo? Una sorta di collaborazione sulla scia delle tante che cui abbiamo assistito negli anni come Fripp/Eno, Jansen/Barbieri/Karn. Cosa ne pensi?
  • SP: Quello che tu dici mi fa un immenso piacere e, al momento, ho avuto gradimenti da più parti. Credo che condividere idee e gusti e lavorare in team, nel giusto equilibrio e con il massimo rispetto della personalità altrui, non possa che dare risultati soddisfacenti (e spero che questo si veda proprio in Timelines). Con Giancarlo ci aggiorniamo spesso, ci raccontiamo le cose che facciamo, i progressi o i problemi avuti durante i rispettivi progetti, insomma, c’è un rapporto amichevole e di aiuto reciproco. Io non credo che ci potranno essere problemi qualora decidessimo di fare qualcosa insieme, anzi ne abbiamo già parlato….
  • Rocklab: Ho apprezzato molto la tua formula sonora, che fa incontrare certo rock cosmico in stile Pink Floyd, e Porcupine Tree con alcuni lidi Jazz e Ambient tipici di alcuni artisti come Jansen/Barbieri/Karn. E’ una chiave di lettura giusta? Tu come definisci la tua musica?
  • SP: Si, questa è al momento il mio modo di intendere la musica in prima persona, non so con esattezza che etichetta dare a questo genere musicale, forse mi verrebbe da dire ambient-rock, ma con pennellate di altro, come il jazz, l’etno, l’elettronica, il funk, drum and bass, ecc. ecc.
  • Rocklab: Dai dettagli dei brani di “Timelines” emerge che tu sei (soprattutto) un tastierista: quali sono le tue principali influenze artistiche?
  • SP: Sono cresciuto con i Genesis, i Van der Graaf, i Pink Floyd, gli Yes, fino ad arrivare ai Japan… ma ho avuto anche una educazione classica.
  • Rocklab: E’ in cantiere una promozione live di “Timelines”?
  • SP: Al momento tutte le energie sono state dedicate all’uscita del disco che risale a neanche un mese fa, e quindi non ci ho ancora pensato, ma non escludo che ciò possa avvenire quanto prima.
  • Rocklab: Quali sono i progetti artistici futuri di Stefano Panunzi?
  • SP: Credo che tra breve inizierò a mettere insieme un po’ di idee e pensare al prossimo progetto discografico, perché ci vuole tempo per fare bene qualsiasi cosa, e vorrei provare ad inserire elementi che non ho utilizzato in Timelines, come ad esempio un quartetto d’archi in un brano che ho in cantiere, avere una collaborazione di un musicista che adoro (e di cui non faccio il nome per scaramanzia) e probabilmente organizzare una performance con una mia amica incisore sulle origini di alcune parole/ideogrammi.
  • Rocklab: Fai il musicista a tempo pieno oppure Stefano Panunzi, come il sottoscritto e tantissimi altri artisti, è costretto a dividersi tra musica e lavoro, diciamo, ordinario?
  • SP: La mia professione è l’insegnamento di educazione musicale in una scuola media di Pomezia. E’ un lavoro che realmente mi occupa moltissime energie, sia per le difficoltà socio-affettive che spesso si incontrano nel mondo scolastico tra gli alunni e sia per il tempo da dedicare loro nell’ attività strumentale e vocale che finalizziamo con due spettacolo l’anno, in prossimità del Natale e sia a fine anno scolastico, e agli alunni piace moltissimo. E non dimentichiamo anche che ho due figli.
  • Rocklab: Vorresti consigliarmi 5 dischi da isola deserta?
  • SP: La Nona Sinfonia di Beethoven, Gentlemen Take Polaroids dei Japan, Messa Requiem di Mozart, The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd e Timelines di…..
  • Rocklab: Ok è tutto Stefano! Grazie per l’intervista e a presto!
  • SP: Un saluto a te e a tutti i tuoi lettori!