Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: |
Nel 2003 i Notwist mi hanno assediato con ‘Neon Golden’; sono uno di quei gruppi che ha la capacità di monopolizzare i miei ascolti, come ora riescono a farlo sotto l’incarnazione di ’13&God’, album omonimo del loro progetto con i Themselves. Tedeschi e americani vanno a braccetto per creare un disco che sa unire la capacità di dare calore all’elettronica con le sperimentazioni d’oltreoceano. I risultati dell’esperimento sono abbastanza notevoli dal punto di vista artistico, le melodie sanno accarezzare con grazia e gli intrecci tra strumenti, sintetizzatori e voci sono il frutto maturo e convincente dell’unione di sei talenti simili. Unico problema del disco è che forse sono un po’ troppi gli ingredienti nel calderone, e il disco non ha quella capacità di conquistare dei lavori dei Notwist (alcuni brani sono un po’ eccessivi come “Ghostwork” o la conclusiva “Walk”) che sapevano evocare immagini meglio definite e più ammalianti. Ciò non toglie che brani come “Men of station” o la tenue fragilità di “If” (anche se il rap finale sa un po’ di cazzotto alle orecchie) sono veramente notevoli. Un bell’album ma che non riesce a mantenere alte tutte le promesse fatte e che spesso porta a perdite di concentrazione e coinvolgimento nell’ascolto, particolarmente per certi eccessi sonori e per la eccessiva uguaglianza delle parti hip-hop, e dall’ascolto mi viene come il sospetto che un brano come “Superman on ice” se fosse stato realizzato dai soli Notwist sarebbe potuto diventare un altro capolavoro.