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Orthrelm, duo chitarra/batteria, Ov quarantacinque minuti di profondo e lungo assolo. Così si presenta una delle ultime produzioni Ipecac, alla stregua di uno scherzo o tutt’al più una provocazione, dove una serie di copia e incolla musicali danno vita ad un disco che gioca sulla ripetizione di pochi accordi sparati all’infinito. Da un altro punto di vista le cose non stanno proprio così: Orthrelm estremizza, come già fecero alcuni anni fa gli Earth, ma nel verso contrario, i canoni e gli stereotipi del rock, per l’appunto l’assolo; rasentando dunque il parossismo Ov presenta un insieme di decine di micro-canzoni sparate a velocità inverosimile dove uno stacco di batteria sancisce la fine di una e l’inizio di un’altra, in un vortice strumentistico che nega qualunque assunto musicale per spartire una frenetica riproposizione del metal moderno. La batteria di Josh Blair ritorna ad una convincente forma tribale mentre la chitarra di Mike Barr, già nei Crom Tech, ripete all’infinito pattern ad incastri a velocità disarmante. In definitiva Orthrelm porta alla deumanizzazione stessa i suoi dischi precedenti, dove un metal suonato a velocità impressionante proponeva in canzoni da un minuto assurde scale su derivazioni free: Ov impressiona nella sua stessa costruzione e nel suo messaggio estremo. Per questo consigliato solo agli amanti del genere o di estremismi vari, il resto lo troverebbero uno scherzo alquanto irritante.