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C’è il buono, c’è il cattivo e poi c’è quella Regina che sembra dover spuntar fuori ogniqualvolta gli inglesi si mettano in testa di fare una anche piccola pop revolution. C’è Damon Albarn ma non è “la nuova band dell’ex cantante dei Blur”. Danger Mouse sta con lui in cabina di regia, ma non è un’altra incarnazione dei Gorillaz. Dopo anni Paul Simonon torna proprio da queste parti a far vibrare le reggae strings del proprio aggeggio: ma non si tratta nemmeno del Gran Ritorno del Leggendario Basso dei Clash. E non è neanche il supergruppo di Albarn e Simonon, anche se senza di loro tutto il progetto probabilmente non avrebbe senso. E il fatto che sia presente anche Simon Tong dei The Verve non ne fa un tributo al brit pop (ma è più british di qualsiasi cosa sia in giro ad oggi).
‘The Good, The Bad, The Queen’ dovrebbe essere molte cose e non ne è quasi altrettante, il che rende grama la vita del recensor-definitore. Quella che scorre fra queste undici tracce è musica leggera che parla di argomenti pesanti, contaminazione multietnica che esce dai soliti stereotipi tribalisti tutti-tamburi. Soltanto pop ma senza ritornelli facili, è “ambient music” che rifiuta di starsene come un piacevole sottofondo per le pareti del vostro salotto.
Se qualcosa potrebbe mai ESSERE il contenuto di questo disco, sarebbe la morriconiana colonna sonora di un moderno western (come suggerisce il titolo) ambientato e convertito ai costumi di una malinconica Londra. Le immagini di questa pellicola non sono mai esistite: ma in un certo senso – dice Albarn nei suoi testi – sono sotto gli occhi di tutti. Proprio adesso.