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Esordiscono in maniera quantomeno singolare questi svedesi linguamadre Almedal, duo che trae la propria ragione sociale dall’ameno borgo di provenienza. Mini EP da cinque titoli per dodici minuti scarsi di durata complessiva, giusto per stuzzicare gli appetiti degli ascoltatori e dei potenziali interessati.
Si parte con “Springa Pa Hustak”, un imbizzarrito cavallone surf che nemmeno nei più assolati mercoledì da leoni, una chitarra fluorescente sottratta agli Shadows che guida un beat martellante e ossessivo. Sarebbe un sudaticcio apripista per ogni concerto, stomp strumentale per riscaldare la platea e farla saltare a molla non fosse che dopo mezzo minuto lascia il campo ad uno strano coro a cappella, come gli Housemartins allo stadio. Servito l’antipasto, avanti con un primo a base di pop wave davvero minimale (per volontà o scarsità di risorse non ci è dato saperlo), “Hur hamnade jag har” bozzetto tra i primi Dead or Alive e gli O.M.D. allibiti da se stessi al cospetto dello straordinario potere della macchina (suggestivo, non fossero passati quei venticinque anni, ma suvvia non formalizziamoci…) e quella vocetta paradossale, anthemico-scazzata. Per intando ci rido su ma ascolto divertito, avvertendo una insana forma di piacere. Ci sono delle buone idee anche nei due pezzi che seguono, basso New Orderiano a rotolare libero e svelto e inquieti intagli della sei corde, rovinati però da esecuzioni vocali piuttosto sgraziate che in un contesto più fragile ed emotivo risultano del tutto fuori luogo e da tastierine “vorrei ma non posso” che avevo dimenticato dai tempi delle medie e che ora riemergono nel loro orrore. Due canzoni a tratti inascoltabili. Chiusura in delicatezza con il meraviglioso strumentale “250 Dagar”, da qualche parte nei sogni di chitarre aliene di Jim O’Rourke e prova di gran classe. Dovrei trarre un seppur provvisorio bilancio e concludere, ma insomma, io di questi Almedal non ci ho capito un bel niente, passano senza batter ciglio dal celeste al triviale e non riesco ad ipotizzare alcunché su di eventuale Lp di debutto. Di questi sciamannati però ogni tanto ne avverti la proverbiale necessità.