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E’ la stessa Chiara Locardi a definire (nell’ambito di una discussione sull’improvvisazione) più o meno uno dei tanti concetti dietro la musica degli Enfance Rouge: “mi piace pensare che il pubblico (e il musicista) meriti una magia, un’invenzione emotiva che solo raramente dura un concerto se non studiata e premeditata. Nei casi più fortunati, statisticamente, accadranno cinque minuti di cose belle. E il resto del tempo sarà una noia mortale di automatismi.” Il passo è breve: si parla di tensione, e il nuovo lavoro di Enfance Rouge è un piccolo bignami di rock applicato all’amore, declinato attraverso i temi della fuga e della lotta, aggrappato immancabilmente ad una visceralità indefinibile se non all’interno di un quadro più ampio che comprende tanto la geografia quanto la politica. ‘Krsko – Valencia’, documentario sonoro che comprende anche nuove registrazioni di brani contenuti nei precedenti lavori, diaro della fuga (in senso umano quanto musicale) ed espressione dell’essere apolide si snoda attraverso compressioni batteristiche – impressionante il lavoro di Jacopo Andreini – caos sferraglianti che devono la loro ragione sociale a quella che al tempo fu definita la nuova no wave, richiami a schegge blues di Us Maple e Rock in Opposition, declami politici, noise rock, cantautorato bohemien, cellule di resistenza e sapori anarchici. Più che un disco rock, un inno alla vita.