Claudio Rocchetti: Una alienazione che mi dà gioia

In una non regolarmente fredda serata di inizio febbraio, emblema di questo strambo inverno, dentro al Buridda il calore era ai massimi termini. Non sapevo sinceramente cosa aspettarmi da questa serata, ma le emozioni provate ad ascoltare questi musicisti sono state totalmente appaganti. Ad aprire le danze ci pensano i genovesi Japanese gum, duo (un tempo trio) elettronico fresco di pubblicazione su Marsiglia records. La forza del loro concerto risiede nella capacità  di questi ragazzi di creare una splendida atmosfera amniotica con la loro musica divisa tra campionamenti, tastiere e chitarre; per tutta la durata della loro esibizione riescono a ricoprire il pubblico presente con un soffice velo sonoro, travolgente nonostante le dolce corrente formata dalle note. Ottimo esempio delle capacità  di questi musicisti, il loro set è stato veramente piacevole. Arrivano invece da Alessandria musicisti di tutt'altro genere: sono gli Airchamber 3, trio di improvvisazione noise composto da un violoncello elettrico, un sassofono e una chitarra, aiutati da un buon uso degli effetti e delle componenti elettroniche. La loro esibizione porta alle orecchie del pubblico una musica ossessiva, alienante grazie a una distruzione rarefatta dei suoni che facilmente sfocia in turbini rumoristici. Ottimo il finale di esibizione nel uale si arriva anche a distorcere l'amplificazione del battito cardiaco. In definitiva un buon concerto, specchio di una interessante proposta musicale. Ero molto curioso di assistere a un'esibizione di Claudio Rocchetti, e devo ammettere che l'artista mi ha ripagato in pieno con una prova totalmente convincente. Partendo da un piatto, degli effetti e oggettistica varia (ad esempio una cuffia amplificata da un microfono su cui poi intervenivano vari pedali) i rumori sono diventati nelle sue mani una vera e propria violenza sonora capace di colpire con forza gli spettatori, come schiaffi ben assestati, di quelli che lasciano il segno. Rocchetti arriva a stuprare la sua stessa musica picchiando letteralmente i vinili, giocando con rabbia con le stesse sonorità  che crea. Il risultato è completamente coinvolgente per il pubblico, praticamente ipnotizzato sia dalla musica che dall'attività  sul palco dell'artista. Una proposta musicale coraggiosa ma capace di conquistare gli ascoltatori nonostante la sua atipicità . Una serata di musica splendida nonostante la sua stranezza, tra le carezze elettroniche dei Japanese gum, le avvincenti improvvisazioni degli Airchamber 3 e le violenze sonore di Rocchetti, tre proposte fuori dagli schemi ma capaci di deliziare l'ascoltatore alla ricerca di qualcosa di nuovo e personale.

Foto a cura di Anna Positano:
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