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‘April’s Fool’ crolla a terra, schianta, esplode, raschia e devasta. I suoni sono quelli dell’isteria post-domestica, altro che industrial: microfoni a contatto, bicchieri, probabilmente stoviglie, sensazioni esagerate e divenute estenuanti. L’inno primitivista degli assemblatori e dei distruttori, dei divertimenti dada: qui davvero tutto è primitivo, che si tratti di oggetti rotti, di laptop, di effetti circolari, di salmodiare al vento (“More Fool Me”); per tutta la durata dei quattro pezzi l’unica cosa ben in vista sono le azioni: stanche, automatiche, violente, ossessive, curiose. Ben poco rappresentativo dello stile dei due, decisamente per curiosi e appassionati, ma bisogna ammettere che qui dentro c’è davvero gran classe.