Aldo Becca – Diario Acustico (O Dei Latrati Stonati)

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C’è ancora chi si ostina a non voler capire “come vanno le cose” oggidì e reclama tempo e attenzioni perché i propri racconti si lascino penetrare, senza fretta e con tutti gli indugi del caso, delicatamente e in controluce. Perché per le frequentazioni davvero speciali occorrono sentimento e dedizione, e forse neppure sono sufficienti per comprendere chi abbiamo di fronte in questo caso e per farne una più compiuta conoscenza avremmo bisogno di osservare i quadri che Aldo dipinge ed espone nella sua città (e ce ne viene offerto un gustoso saggio nell’incredibile confezione “antropomorfa” del suo cd e di quelli dei compagni d’etichetta Andrea Lepri e Matteo Allodoli…). Appartiene ad una famiglia di sognatori disincantati che sovente temiamo d’aver ormai perso nella deriva dei generi, nella chiusura mentale di chi sente ma non ascolta e nell’asfittico guardarsi allo specchio compiaciuti di troppi sedicenti artisti. Qui si mastica del folk amaro, cicche di sigaretta intrise di terra umida, autunno e nebbia. Ti fa pensare alla sua Ravenna avvolta in una glassa di vapore e luce ma ha la testa e il cuore più probabilmente rivolti altrove. A notti di veglia fatte di ricordi e rimorsi, ai grandi perché senza risposta e ai loro inganni, in un innegabile alito mistico che ne pervade le note e le liriche. I melismi di un Marco Parente, tracce sparse dei CSI di mezzo, il fare estatico di un Manuel Agnelli libero dal sibilo delle chitarre alle sue spalle, la tradizione folk riscoperta arrivando da lontano e portando con se scorie di vecchi ricordi ( ara Jane O’Neil, Papa M…), tanto per fare dei nomi che ci aiutino a descriverlo a voi, cari lettori. Non ci dilungheremo oltre, dovrete attraversare queste terre con mezzi vostri, meglio se a piedi, cuore aperto e mente sgombra. Promosso su tutta la (sottilissima) linea.