Terre Differenti – Cities Of Dreams

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Pochi dischi contengono il fascino di ‘Cities of dreams’ del progetto Terre Differenti. La definizione progetto è quanto mai doverosa in questo caso. Capitanato dal musicista romano Fabio Armani, il progetto Terre Differenti ha radici piuttosto lontane nel tempo e si presenta come un allargato ensemble di musicisti (una quindicina in tutto) di diversa estrazione e nazionalità che mira alla fusione di culture ed esperienze artistiche, che in ultima analisi si concretizza in un linguaggio musicale che risponde appunto al nome di World Fusion Music. Scendendo nello specifico, nella musica propostaci in disco si possono apprezzare spunti jazz, musica elettronica, world music, musica etnica, new age, senza mai avvertire smarrimento durante l’ascolto. Quel che sorprende è infatti la perfetta coesione trai musicisti coinvolti, i quali danno vita a temi e performance che abbattono frontiere e confini culturali per ritrovarsi in una musica a tratti meditativa, a tratti anche complessa, tuttavia sempre caratterizzata da un gusto sopraffino, assolutamente fuori dal comune. Non sarà dunque difficile passare da frizzanti jazz rock a suggestioni dal chiaro sapore mediorientale, ricreate ad arte grazie all’impiego di strumenti e temi tipici, esemplari nel richiamare certe fascinose immagini attraverso momenti musicali davvero magici. E’ il caso di composizioni come “Beyond the dunes”, in cui violini evidentemente sbilanciati verso atmosfere e fragranze mediorientali si lasciano spesso contrapporre dai tango di una incredibile flamenco guitars; o ancora della delicata “Dance for the moon”, un brano che si snoda per oltre otto minuti toccando svariati stili al suo interno, lasciandomi infine il familiare sapore stilistico di certe composizioni del trio Mick Karn, Richard Barbieri e Steve Jansen. Menzione particolare per la title track – ed in particolare per l’incredibile contesto in cui hanno luogo il vigoroso incedere del basso e alcuni impercettibili ricami elettronici – che posta in chiusura dell’album credo abbia la funzione di riassumere e contenere un po’ tutti gli elementi emersi durante l’ascolto dei brani precedenti.
Nonostante la particolarità della proposta, si è di fronte ad un’opera che mostra quasi immediatamente il suo valore; le varie anime che la caratterizzano sono assemblate con tale abilità che, sono sicuro, ‘Cities of dreams’ possa attirare le attenzioni anche di appassionati non propriamente abituati a certe atmosfere ma che condividono con Terre Differenti il gusto per la commistione, l’influsso per tutto ciò che è incontro e fusione musicale.
Un disco talmente sofisticato e pieno di spunti che non esito a definirlo “da isola deserta”.