Dietro la ticinese On The Camper Records si svela un progetto che andrebbe rimirato ben oltre la propria stretta valenza musicale e le cui modalità di lavoro ci si augurerebbe di vedere prese a prestito anche a casa nostra (dove spesso le beghe da cortile delle giovani vecchie comari mortificano qualunque ambizione a “scena”…) per l’abnegazione, la dedizione alla causa e la lungimiranza dimostrata dai ragazzi che ne tengono alto il vessillo. Yuri Ruspini, Aris Bassetti e Barbara Lehnoff, prendendo atto delle infinite traversie legate all’organizzazione in proprio di date dal vivo ed eventi musicali e delle scarse possibilità di veder circolare le produzioni discografiche dei rispettivi gruppi d’appartenenza (Just A Usual Day per il primo, El Toco e Peter Kernel per i secondi) nel ristretto mercato indipendente del cantone d’origine, decidono di unire le proprie forze e competenze e lungo la strada incrociano il cammino con realtà affini per estetica e difficile collocazione stilistica (Far From The Madding Crowd, Kovlo…) dando vita a quella che più che una vera e propria label assume la forma di un collettivo, un consorzio di musicisti in grado di gestirsi in tutta autonomia. Le opere realizzate finora mostrano un’apprezzabile varietà stilistica e un affascinante proiezione ai confini della tradizionale struttura rock. L’Ep ‘Heavenly Voices’ di Just A Usual Day fotografa una band alla ricerca dell’incrocio perfetto tra il frastuono cristallino di un riverbero di scuola Ride/Chapterhouse e le progressioni estatiche dei primi Mogwai/Giardini di Mirò. Pochi tratti disegnati da una mano solennemente malferma. Altrettanto visionari e debitori in egual modo del catalogo 4AD e della scuola Constellation i Far From The Madding Crowd sono forse il progetto più appetibile del roster On The Camper. Gli El Toco trasudano asfalto e polveri sottili, sono la perfetta messa in musica di un treno già deragliato e senza freni, che si impenna e caracolla, si accartoccia ed erutta fiammate. Immaginate The Black Keys senza fiato in gola e mandate a morire il loro rock blues tra le fauci dei primi P.I.L. o Wire, o altri due o tre gruppi a caso, tanto è lo stesso. Tutto scatti e controscatti come una tosse isterica il frullato dei cugini Peter Kernel, ispidi come rovi e putridi come sabbie mobili (sono convinti che i Napalm Death e Frank Zappa siano in fondo la stessa vecchia storiaccia). In una bella giornata d’inverno voliamo a Chiasso in Tilo e davanti a qualcosa di buono da bere e da mangiare ne parliamo con i diretti interessati, a partire da Yuri. “Fin dagli inizi ci siamo posti l’obiettivo di realizzare un risultato che andasse ben oltre l’autopromozione e il sostegno reciproco tra compagni di squadra. Dalle nostre parti mancava più di ogni altra cosa “la visione d’insieme”, la pianificazione di una serie di appuntamenti musicali “fuori dalle regole”, la possibilità di godersi esibizioni di gruppi dal vivo che esulassero dal triste contesto delle competizioni tra gruppi “emergenti” decise dall’applausometro o dal circuito delle cover band. In diversi casi nelle serate che organizziamo (The O’s Party, n.d.r.) non suona neppure uno dei gruppi dell’etichetta, ma band ospiti provenienti dal resto della Svizzera o dall’Italia. Cerchiamo di promuovere una nuova forma di rispetto e consapevolezza nei confronti delle realtà che stimiamo,prima di tutto”. Nel bilancio complessivo non sono certo risultate di poco conto le competenze tecniche e le capacità artistiche su differenti piani di alcuni componenti dei gruppi in questione: Yuri ha uno studio di registrazione nella sua casa tra le montagne sopra Lugano, Aris si occupa di grafica mentre Barbara è una regista (e un suo corto, “Like a giant…” è stato tra l’altro proiettato nell’ambito dell’apposito concorso del Festival di Locarno): “Indubbiamente – prosegue Yuri – essere in grado di gestire da sé questi passaggi è di notevole importanza. I nostri gruppi possono prendersi tutto il tempo che desiderano e sfruttare al meglio le potenzialità del nostro piccolo studio proprio perché non abbiamo altri costi da sostenere, dopo tutti i sacrifici che mi è costato (risate). Il nostro budget ristretto non ci permette di dare alle stampe chissà quante copie di ogni uscita e riteniamo anche inutile tenere sotto il cuscino duecento copie di un disco che non riusciremmo a vendere neppure col 3X2. Meglio allora realizzarne una cinquantina fino ad esaurimento e poi andare in ristampa, piuttosto. Al momento non abbiamo distribuzione e non la stiamo neppure cercando; i nostri dischi si vendono soprattutto dal vivo e non avrebbe proprio senso precorrere i tempi in maniera forzata” L’etichetta al momento non ha un sito, ma ne fa le veci un profilo MySpace curato in ogni dettaglio e dal quale è possibile acquistare il materiale prodotto: “Personalmente ritengo MySpace una risorsa eccezionale per creare nuovi contatti e conoscere e lasciarsi conoscere da un potenziale sconfinato di ascoltatori – aggiunge Aris tuttavia il timore di molti appassionati di musica di lungo corso è che la facilità nel reperire brani, video ed informazioni nel presente renda il tutto meno magico ed affascinante ed il pericolo è quello del proliferare di un pubblico distaccato, unicamente da cameretta, con un mare di dischi nel pc e zero concerti visti e dischi comprati all’anno. Vorremmo dunque rimanesse un mezzo e non il fine ultimo del vivere la musica” Provo a solleticare Yuri e Max, titolari della sigla Just A Usual Day, sulla possibilità di inserire delle voci nei loro, per ora più che interessanti, brani strumentali: “Sappiamo bene che la scelta di non fare sentire la nostra voce possa apparentemente rendere il tutto meno diretto ed emotivo. Ma i nostri pezzi nascono così, e a parlare sono altre suggestioni, altri linguaggi. Non sappiamo ancora come affronteremo il processo di composizione per il primo full lenght. Verrà tutto da sé, ma di certo non abbiamo intenzione di dare nulla per scontato o porci limiti in partenza”. Ad incontrare Aris e Barbara, per la loro gentilezza e i sorrisi sinceri, molto banalmente non li diresti genitori di tale mostro, di quel delirio assoluto scatenato da El Toco/Peter Kernel, una furia malcelata che ce li propone come una terribile coppia di assassini sonici usciti per caso dalle rime di ‘Nebraska’: Tra noi due si è creata una strana forma di alchimia; ci si guarda negli occhi e si suona, le note scorrono e quei punti distanti diventano un mosaico. La nostra è musica sulla quale puoi agitarti e saltare per aria certo, ma siamo convinti ci siano tutta una serie di rimandi e sottintesi da scoprire e riportare in superficie. Parallelamente portiamo avanti un progetto come Paul Bandito e John Orso, qualcosa a metà tra una (tragi)comica e il non sense. Siamo assolutamente convinti che la nostra dimensione ideale sia quella dal vivo, e quella trasformazione di cui parli in tale contesto crediamo sia davvero manifesta (risate) Abbiamo in cantiere un insano progetto che ci porterà via un annetto e che dovrebbe culminare in una sorta di esibizione orchestrale dei Peter Kernel in duo. Alla fine dovranno ricoverarci. Pur essendo così vicina, sappiamo davvero poco della scena indipendente elvetica, specie per quanto riguarda il versante italiano: “Purtroppo il panorama è piuttosto desolante da molti punti di vista e il problema è dovuto a tutta una serie di fattori. Tenete conto che la stragrande maggioranza dei tour delle band americane ed europee saltano a piè pari tutta questa zona e anni e anni di assenza di eventi importanti e di lassismo non hanno fatto che allontanare il pubblico potenziale da determinati contesti musicali; occorre anche dire che le dimensioni ridotte dei maggiori centri del Ticino come Bellinzona e Lugano rendono indubbiamente più arduo fare “massa critica”, raggiungere quel supporto minimo necessario per dare vita a progetti sulla lunga distanza; per molti questi sono stati alibi dietro i quali ci si è comodamente nascosti per rimanere fermi sulle proprie posizioni; nel nostro piccolo e con tutta l’umiltà possibile, vorremmo provare quantomeno a smuovere le acque”. E ora spazio alle novità e ai progetti ai nastri di partenza, Yuri:” Questo mese abbiamo dato alle stampe il cd dei Fuckvegas, band comasca che abbiamo coprodotto in collaborazione con la GoDown Records. Un disco che mostra le unghie, fatto di ritmi incalzanti e di suoni ben registrati da Giulio Favero a Padova. Inoltre stiamo preparando il disco di debutto di The Lonesome Southern Comfort Company, progetto solista del cantante dei Far From The Madding Crowd, accompagnato da diversi musicisti/amici dell’etichetta. Ad inizio marzo entreranno in studio anche i Ledh Katrien per registrare alcuni pezzi e lo stesso faranno El Toco e Just a Usual Day; ci piacerebbe realizzare un dischetto da fare uscire ad Aprile, quando cadrà il primo anniversario del nostro sognare sul camper. Non vorremmo fosse inteso come una compilation, ma come una sorta di cena con tutti i ragazzi dell’etichetta, alla fine della quale si tirano fuori gli strumenti e si inizia a fare un po’ di caos tutti insieme.”