Horowitz – Frosty Cat Songs

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Quando è una vita che ti arrabbatti con ardimento nel folto sottobosco pop inglese (e mai che te ne vada bene una!) e all’esordio della tua nuova band decidi di partire con una canzone letteralmente deturpata dal suono lo-fi come “Sister”, significa che in fondo in fondo te la cerchi e che non ti dispiace nemmeno per niente restare un “minore” carriera natural durante. Caro Pete Bowers, non vorrai certo che qualche pischello (al pari del sottoscritto) si innamori di voi Horowitz attraverso un’elegiaca pop ballad come “It’s better to eat twinkles…” o il micidiale twee degno della compagnia Acid House Kings “West London Postcard Club”, e doverti poi cimentare in tediose interviste tra orde di scalmanati, se non entrare nel tunnel senza uscita del disco/video/tour (vade retro Satana!). Pazzi scriteriati questi inglesi di Stoke On Trent, un passato in band mai davvero osannate come i Rosehips ed un presente da accaniti fanzinari e supporter della scena indie pop locale e non, indecisi tra indie rock a costo zero e piccoli incanti fatti di parole sussurrate, lentezze circolari e chitarrine languide; una torta realizzata con ingredienti difficili da amalgamare ma che nelle di questi abili pasticcieri d’Albione risulta tutt’altro che indigesta. Quando i motori rombano di riff carichi e asciutti è tempo di ricordare Guided By Voices e Beat Happening, in un vortice che sa di garage e bubblegum nelle maglie di “Amy Acker” o “Audrey’s Post it Notes”, – che sarebbero perfette party songs non fosse per quel dannato( leggi impagabile) basso profilo. Ancora tempo delle mele e ricordi come valanghe dell’anima nell’intarsio acustico di “Veronica made a tape”, da mandare a memoria e tenere sul comodino in caso di cattivo risveglio assieme alla commovente ( è gioia, questa volta) “Chillwell Olympia”, senza dimenticare lo sguiato inno alla notte (che renderebbe fiero Jarvis Cocker) di “Meet me under midnight”. Un disco venuto alla luce con fatica e confezionato in varie sessioni, quasi senza una meta precisa, tra il 2003 e il 2005, e ora disponibile sia in cd che nell’imperdibile versione vinilica. Una collezione davvero gustosa, con qualche leggero calo di tensione, ma quasi inappuntabile per gusto melodico e varietà stilistica. Aboliti gli effetti speciali, una saporita pietanza da gustare all’aperto su un tavolaccio alla buona, ecco tutto (se vi par poco…).
Sono convinto che se solo volessero togliersi quella leggera patina da ultimi della classe potrebbero fare ancora meglio; non occorrerà attendere troppo, dato che un nuovo album pare in uscita entro fine anno.

http://www.wearehorowitz.com/
http://www.myspace.com/horowitzband

P.S. Visto che i nostri amici inglesi sono ricchi sfondati, come noi di Rocklab del resto, abbiamo qui per voi una bellissima copia in vinile a tiratura limitata ed una in cd dell’album di cui sopra. Chi vorrà accaparrarsela non deve fare altro che scriverci a contest@rocklab e rispondere ad una semplice domanda (ricordandosi di lasciarci i propri dati, pin del bancomat compreso).
Togliete quel metro di polvere dalle enciclopedie, ricollegate i neuroni al modem e dannazione… scollate gli occhi da Studio Aperto e diteci… chi era e dove nacque Vladimir Horowitz?

Fatevi avanti!!