Perturbazione – Pianissimo Fortissimo

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Cronaca di una cocente delusione.
La decisione sull’acquisto del terzo disco dei piemontesi Perturbazione non è stata problematica. Non ho avuto indugi, dopotutto loro mi sono sempre piaciuti, sia su disco che dal vivo, sia nella musica che nei testi. E allora perché aspettare?
Poi…
Al primo ascolto il disco sembra carino. Purtroppo solo carino, mentre il desiderio era di avere tra le mani un lavoro meraviglioso. D’impatto sembra molto legato al precedente ‘Canzoni Allo Specchio’, ma “un’ascoltata e via” non serve mai nei loro confronti.
Al secondo ascolto mi accorgo di una cosa: sarà anche carino ma è piuttosto noioso. Già.
Al terzo ascolto mi dico: potevo tranquillamente aspettare a concludere l’acquisto. Già perché sono tante le cose che non girano e a poco a poco vengono a galla. Se ‘In Circolo’ può esser considerato come uno dei più bei dischi italiani di pop del ventunesimo secolo (sì, lo penso davvero), con dei testi di grande spessore, dei cantati di alto livello e degli arrangiamenti superlativi, questo ‘Pianissimo Fortissimo’ è quasi agli antipodi. Sì, è il primo su major ma questo sinceramente non conta e questo discorso da malalingua lo chiuderei a priori senza addentrarmi in cattiverie assolutamente gratuite. Semplicemente manca di tutte le caratteristiche che hanno reso quel primo lavoro del 2002 un piccolo gioiello molto molto ispirato. Già il precedente mezzo-riuscito secondo disco in italiano dimostrava inquietanti alti e bassi, però spunti interessanti e di gran classe ce n’erano (Animalia, Chiedo alla polvere, Spalle strette, senza dimenticare una “canzoncina” come Se mi scrivi che con quegli handclapping che sembravano buttati a caso e con l’ironia delle parole riusciva a conquistare). Qui più ascolto più penso di avere a che fare con una brutta copia del gruppo che ho amato: i testi sono incredibilmente deboli, la musica non coinvolge, non avvolge. Tutto sa un po’ di ripetitivo e manca quella scintilla capace di ribaltare la composizione. Certo, Qualcuno si dimentica è un pezzo più che interessante, l’inizio di Un anno in più non è male. Ma poi sento Casa mia ed è imbarazzante, Giugno, dov’eri invece semplicemente inutile. Nemmeno Manuel Agnelli al piano in Nel mio scrigno riesce a darmi un brivido.
“Vogliamo fare un disco eterogeneo e molto meno pieno di ballatone come è ‘Canzoni Allo Specchio’” mi dissero a settembre. E allora che è successo? Devo fortemente ricredermi su un gruppo che avevo considerato come ottimo e capace di toccare corde non comuni? Lo devo considerare una battuta d’arresto? In realtà ora temo davvero il peggio… E con la tristezza nel cuore non riesco a non domandarmi: li abbiamo già persi?