Stefano Giust – MKUltra

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Stefano Giust lo avevamo già incontrato all’interno della compilation che presentava la Chew-z agli addetti ai lavori. Di certo il nostro non si può dire sia un emerito sconosciuto: batterista/compositore titolare dell’etichetta Setola Di Maiale, tenutario di più di sessanta lavori nell’arco di una quindicina d’anni, è proprio con la Chew-z (alla sua terza uscita, in co-produzione con la stessa Setola di Maiale) che sceglie di pubblicare il suo nuovo lavoro.
Una musica che svela continuamente la tensione verso l’esplorazione ma nello stesso istante nasconde già il suo passato, non presenta mai il quadro generale se non una minima parte distrutta, lacerata, notturna e fascinosa e profonda, terribile. Quella di Giust è musica ossessionante e meccanica che si regge sull’assenza/presenza di ritmo e sull’assenza/presenza di melodia, approfittando dei vuoti vibranti alla maniera degli Scorn di ‘Colossus’; è scheletrica e annebbiata, con varie frasi melodiche evanescenti continuamente sommerse sotto una coltre di poliritmie distrutte, ridotte a cellule, rimanipolate (dal collettivo londinese Redifussion) e remixate all’interno di un quadro generale che ha il sapore della techno minimale early-nineties. Ciò che colpisce è il sapere che il tutto è retto dal solo ausilio di una batteria, senza neanche un overdub: una comunicatività che rapisce e distrugge e trema e vibra.

“MKUltra è stato il maggior progetto di controllo mentale utilizzato dalla CIA fin dagli anni 50. Consisteva in un cocktails di psicofarmaci e nella costrizione ad ascoltare suoni e frasi, guardando su più monitors immagini di violenza, contrapposte ad altre più psicologiche. Il fine era quello di annientare completamente la personalità del soggetto, che veniva svuotato delle proprie esperienze, per poi passare ad una seconda fase del processo in cui il soggetto veniva letteralmente riprogrammato secondo le necessità

(il disco è liberamente scaricabile da QUI )