Celestial – Dream On

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C’è davvero bisogno d’altro? Quando un album come questo ti sbriciola il cuore in pezzi c’è solo da tornare a stupirsi di quell’inatteso prodigio che è (ancora una volta!) una canzone. ‘Celestial’ è il progetto personale di Andreas Hagman, giovane svedese di Orebro dai pluriennali trascorsi londinesi, coadiuvato da tutta una serie di ospiti e sodali, tra i quali spicca l’usignolo Malin Dahlberg (già vista da solista nel delizioso progetto We Are Soldiers We Have Guns), che tra backing vocals e sussurri fa prendere letteralmente il volo alla quasi totalità dei pezzi in carniere. Dopo un paio di EP realizzati sotto l’egida della scandinava Music is My Girlfriend il ragazzo da alle stampe per la statunitense Skipping Stones (disgraziatamente ancora non distribuita da queste parti) quello che fin dall’immediato si rivela come uno degli appuntamenti “pop” dell’anno in corso, ed ecco sfilare con trepida eleganza e senza soluzione di continuità dodici pezzi da mozzare il fiato in gola. Ancora una volta è la Svezia a regalarci una ventata di primavera, sorrisi, lacrime e un gelato al limone; “Fragile Heart” e “Brighton Girls” sono la perfezione tascabile, giusto al guado tra sottili escoriazioni shoegazer a là Slowdive/Jesus And The Mary Chain e la vecchia scuola C86 – Sarah Records (Field Mice, Sea Urchins…), chitarre luccicanti di riverbero jingle jangle, tintinnanti ma avviluppate in una maliziosa nebbiolina e le due voci perse l’una nell’altra (ricordate i Luna?) ad echeggiare sullo sfondo sempre all’unisono, lontani cantori di storie interrotte. Un tocco melodico di singolare purezza, che oltre alle all female bands degli anni ’60 (antica mania dei “guardascarpe”…) rievoca la mai sufficientemente citata Margo Guryan (il timido folk di “Bluebelle Meadow”).
Più ancora che nei cori sono i bridge a fare la differenza, con quel tocco melò che inscena saliscendi emotivi e tensioni da tagliare a fette. Non inventano un dannato niente e sono fermi e immobili su una mattonella della grande muraglia cinese del rock degli anni duemila, ma lo fanno con una partecipazione ed un gusto da applausi a scena aperta e coinvolgimento assoluto; l’idea insistente è che quelle canzoni avresti potuto e dovuto SCRIVERLE tu prima ancora di cantarle, ma troppo tardi… ti hanno letto nei pensieri ed ecco sfumata un’altra occasione. Non rimane che seguirli. Innamoratevene e diffondetene il celestiale verbo.