John De Leo – Vago Svanendo

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Un corpo senza una gamba è pur sempre un corpo, si dice. E un corpo senza testa ?
Senza nulla togliere all’indipendenza creativa del signor De Leo, au contraire, quel che ci è dato sentire da ‘Vago Svanendo’ non è troppo distante da ciò che proponeva la sua formazione di provenienza qualche tempo fa: viene da pensare che stavolta la testa non sia rotolata troppo lontana dal corpo dei Quintorigo, decapitati qualche anno fa e nel frattempo già riprovvisti di un cranio tutto nuovo e femminino. Quel che troverete qua, dunque, è quel che non c’è più là: le meraviglie del John cantante, i tic di John l’attore, i ghigni di John il satiro…
La voce la fa naturalmente da padrona, sgomita tra le pareti della forma canzone, se ne libera definitivamente con i saliscendi, i parlati surreali, gli sperimentalismi, i ghiribizzi e quei virtuosismi tutt’altro che sterili che chi segue l’emiliano gli (ri)conosce da sempre. Semmai avrà ragione di esser deluso chi da lui si aspettava un ‘Cantare la voce’ versione 2007, visto che i riferimenti qui sono tutt’altri: il sempre onorato avvocato Conte ad esempio. O le consuete, abbondanti dosi di John Zorn nell’avventura degli arrangiamenti.
Tra gli appunti per il futuro uno sulla strumentazione che, chitarra di Tarroni a parte, rimane accordonata al passato: viole e violoncelli, trombe e trobettine del vecchio pop-classical-jazz, assoldate al seguito delle sue acrobazie vocali, oppure impegnate a marcare stretto le onomatopee di Bergonzoni e pedinare all’interno del relativo dvd Stefano Benni (più che ospiti, ormai, quasi degli alter ego letterari del nostro).
Il primo singolo Bambino Marrone, tutti gli strumenti firmati Giochi Preziosi, porta invece avanti il lavoro di ricerca e fa ben sperare per altre vie, che ce lo restituiscano più nuovo e più autonomo, perché pure così ancora non ci basta: vogliamo la sua testa!