Magicbabyet – Nothing seems what it is

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

Fra tutte, Bologna è la città italiana che meno soffre il complesso di inferiorità nei confronti della scena internazionale: per avere ospitato in passato alcuni snodi fondamentali dell’alternative nostrano – inutile che vi specifichi quali – e per via di un presente ancora luminoso, con una scena divisa fra indie all’italiana e post rock anglofono. A quest’ultima appartengono anche realtà più piccole come i MagicBabyet autori di un ROCK – in maiuscolo, come lo scrivono loro – che per essere autoprodotto ha ben poco da invidiare a quello di molti colleghi esteri. A questo proposito, assimilare il cantato nervoso di Francesca a quello di Karen O’, o meglio, di una prima, grezza Pj Harvey potrebbe sembrare banale ma aiuterebbe a far comprendere quanto la fanciulla in questione sia in grado di sibilare, melòdiare e subito dopo strillare come un vero maschiaccio: ma mi rendo conto che chiudere una band nell’ assurdo cassetto del “rock al femminile” perchè rèa di avere una donna dietro il microfono, sarebbe ghettizzante per il gruppo, discriminante per la cantante, marpionistico da parte del recensore e – soprattutto – denigrante per gli altri musicisti; tanto più per musicisti come questi, con un così forte interesse per le divagazioni strumentali. Per questo chiudo il mio pezzo parlando del pezzo che chiude “Nothing seems what it is”, e che chiama in causa quell’Eugene che, in un altro strumentale di molto tempo fa, doveva fare attenzione “con quell’ascia”. Rispetto a quello, l’Eugenio qui presente mantiene intatta la suggestività psichedelica delle atmosfere e in più fa affiorare altre idee e altri disegni di chitarra fortemente post” che non aspettano altro che un brano “definitivo” ad incanalarli come si deve.