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Tra le più varie, stravaganti, banali, intuitive, azzardate considerazioni che si possono fare sulla musica in Italia, cantata in italiano, realizzata negli ultimi dieci anni, uno spazio, più che dovuto spetta ai pesaresi Altro.
Il trio dalle decadenze post ’77, dalle acuminate lame sonore, dai testi pregni di significati, che ci aveva fatto innamorare con ‘Prodotto’ e ‘Candore’ oltre ai sette pollici pubblicati precedentemente, torna dopo tre anni di silenzi con l’ennesima (forse neppure utile) conferma: si può suonare con attitudine DIY sincera, fare breccia negli animi degli ascoltatori (che sono davvero molti) pur senza cedere o più semplicemente fregandosene di avere un profilo maispeis e di fare concerti su concerti?
Si può suonare con un cuore dolentemente romantico del punk rock nel duemilasette, cantando in italiano, cantando di storie di vita vissuta, cantarle con distacco e con empatia contemporaneamente?
Un “si” come risposta raccoglie tutte le domande poste prima.
Sono solamente diciassette i minuti di musica e parole contenuti in ‘Aspetto’, diciassette minuti che bastano a spappolare le emozioni, diciassette minuti che ti entrano dentro che non te ne accorgi, diciassette minuti che sono gravidi di rabbia, malinconia e pensieri, diciassette minuti che entrano e che non escono più.
Racchiusi nella categoria post’77, sia perchè sono passati trent’anni, sia perchè i pozzi contenenti le influenze che possono riscontrarsi arrivano da li, nei pezzi di ‘Aspetto’ vi sono altre sfumature, alcune più palpabili altre meno, ci sono echi e riverberi che rimandano più a certe sonorità della Creation, alcuni vagiti rumorosi che spingono di più verso alcune cose che sinceramente ho ancora difficoltà a decodificare.
Potrebbero scattare anche dei paragoni/accostamenti con i Massimo Volume. In un certo senso si, perchè no. Ma non per il cantato in italiano, che appunto cantato è, e non recitato, ma per il clima e l’umore che viene sprigionato dal disco. La mente poi latita e i deliri, copiosi, aumentano…
