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Dopo circa quattro anni, in versione rosa shocking e con l’intento di farci scuotere il fondoschiena ritorna colei che nell’immaginario collettivo viene ancora oggi individuata con l’appendice audio “quello che”.
Torna prepotente con nuance e suonini da videogame, cassa in quattro e tonalità che lasciano sempre più lontane le atmosfere da centri occupati per favorire energicamente l’aria danzereccia da club.
E ce la mette tutta per farci ballare oltre alla co-produzione di Stefano Fontana; dall’approccio vocale à la Bjork (di ‘Debut’ ma anche un po’ ‘Vespertine’) all’artwork da barbie girl, dal sound iper-elettronico alla preferenza di scritti anglofoni.
Ma nonostante tutto il sedere non si muove, o poco, perché Meg funziona meglio se la si canta, perché nonostante la presenza di brani come Promises e Running Fast la forma canzone emerge sempre di più di tutto il resto e ci si ritrova puntualmente a canticchiarla compiaciuti alla fermata del tram.
In altre parole se inizialmente qualcuno si era irritato per l’abbandono delle Posse, ad oggi siamo in grado di riconoscere che anche se apparentemente in veste frivola ‘sta Meg convince, pur non scoprendo nulla di nuovo e pur facendo il verso a ciò che succede lontano dal Belpaese.
E’ italiana e quello che fa lo fa bene, discreti contenuti ci sono e dopo tutto non ha mai completamente disimparato la sensibilità verso l’impegno sociale.