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Continua l’ottimo lavoro della Africantape (in questo caso in collaborazione con l’etichetta francese Ruminance) di produzione di alcune delle più interessanti realtà rock italiane con l’esordio dei bresciani Aucan, che arriva subito dopo il fragoroso ritorno dei Three Second Kiss.
La miscela degli Aucan, strutture geometriche intrecciate con travolgenti bordate di synth, crea uno scenario sonoro strumentale tanto violento quanto raffinato nella sua espressione complessiva che cattura l’ascoltatore con esplosioni vibranti e melodie ipnotiche.
La bellezza di questo disco si trova appunto nella capacità di tenere per tutta la durata atmosfere in bilico tra sfuriate sonore senza sacrificare nessuna particolarità della musica proposta nelle canzoni: il risultato è un rock vivace e genuino, divertente e immediato. Diventa quindi abbastanza inutile cercare generi di riferimento o possibili paragoni, i brani che compongono il disco si presentano come un discorso tanto unitario quanto difficile da inquadrare, lasciando all’ascoltatore quello che conta veramente, ossia musica energica, ben pensata e suonata in virtù di un fervido e versatile estro creativo. La miscela servita dagli Aucan riesce così a svincolarsi dai confini trasformandosi in gustosissimo embrione da cui far partire quella che potrebbe diventare una entusiasmante avventura musicale, una storia capace già di catturare l’attenzione con questo primo ben riuscito capitolo.