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A quanto pare dal punto di vista musicale l’Italia è un paese di serie B. Fanno il botto gruppi ignobili come i Finley, i Vanilla Sky o, ancor peggio, i dARI, gente che non ha fatto nemmeno un attimo di gavetta, personaggi che sono stati catapultati lì dove sono grazie a botte di culo o magari grazie conoscenze di quelle che contano e sanno come farti arrivare in alto, ed invece altri gruppi bravi, con talento da vendere e capacità di scrivere canzoni che arrivano dritto al cuore di chi le ascolta non se li caga quasi nessuno e, ben che vada, continuano per anni a vivacchiare nei locali di provincia finché la fiamma della passione non si spegne ed arriva lo scioglimento, inesorabile come la fine di un bellissimo sogno. Da questo punto di vista (ma in fondo non solo da questo) l’Italia è un paese sbagliatissimo.
Tutta questa tiritera per arrivare a dire che ‘Even My Winters Are Summer’ dei parmensi Vancouver è un disco pazzesco. Non ha un punto debole, è perfetto dalla prima all’ultima traccia e quando è finito vorresti subito che ricominciasse a girare da solo, senza nemmeno doverti alzare per farlo ripartire. Ti trasmette emozioni, ti lascia senza fiato. Personalmente ogni volta che lo ascolto io grido al miracolo perché mai mi sarei immaginato di riuscire ad ascoltare un gruppo italiano in grado di suonare roba così toccante e sentita. Fortunatamente l’Italia non è solo la robaccia che ultimamente infesta Mtv, ma è anche ben altro.
‘Even My Winters Are Summer’ è un superbo manifesto post-adolescenziale, fatto di melodie memorabili, chitarre morbide-ma-che-all’occorrenza-sanno-ancora-farsi-cattive, Fender Rhodes, ottimi arrangiamenti ed altrettanto ottima produzione, testi di gran lunga al di sopra della media e ragazzi che non si vergognano di mettere nero su bianco i propri sentimenti. Come se gli Elliott avessero ascoltato quasi esclusivamente gli Smiths e i Pavement (Where The Beat Is Happening, King Of The Rainy Kingdom) o se i Get Up Kids e i Mineral (Pitcher’s Song, Penalty Box) non si fossero mai sciolti. Un gruppo come i bollitissimi Weezer probabilmente oggi sarebbe disposto a pagare qualsiasi cifra pur di riuscire a scrivere un pezzo come la title track del disco (anzi, visto come stanno le cose mi sa tanto che sarebbe addirittura disposto a pagare per riuscire a scrivere non solo la title track, ma tutto Even My Winters Are Summer), però poi ti rendi conto che i Vancouver hanno raggiunto un suono talmente personale che parlare di somiglianze/assonanze diventa solo una mera ipotesi scolastica.
Se dal punto di vista musicale (ma non solo) l’Italia fosse un paese migliore potrebbero arrivare dove vorrebbero. È solo che a conti fatti i Vancouver suonano roba che fino a dieci anni fa noi chiamavamo emo, mentre ora l’emo purtroppo sono i Finley e i Lost, con tutto ciò che ne consegue. E dunque il successo di massa non arriverà. Ma, dato che siamo vecchi, arriveranno stima perenne e e riconoscenza, ed è questo ciò che conta davvero.