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Dopo l’ottimo ‘Formaldeide’ continua la discesa di Vincenzo Ramaglia nell’antro della sperimentazione con un album che abbandona la musica da camera per dirigersi nel territorio di un jazz improvvisato che vede partecipi un tris d’assi di tutto rispetto composto da Massimo Ceccarelli al contrabbasso, Stefano Giust alla batteria e ai fiati di Renato Ciunfrini.
Il risultato è tanto ambiguo quanto la parola che dà il titolo all’album: le note e le strutture colpiscono l’ascoltatore e gli sfuggono lasciando spazio a un continuo susseguirsi di impressioni sonore e di suggestivi ambienti musicali. ‘Chimera’ è un disco che nasconde una vera e propria esplosione mascherandola da calma raffinata, un ascolto non certo semplice ma che riesce a dare un’idea del favoloso lavoro di ricerca intrapreso da Ramaglia, che cattura in questo nuovo lavoro una visione tanto personale del jazz quanto aperta e libera, come dimostra l’ottimo risultato raggiunto dai musicisti coinvolti, capaci di dare vita e senso a un progetto artistico con estro e condivisione.
Le sette tracce che compongono il disco sono miniera di spunti e sensazioni, specchi di uno studio sulla musica tanto accurato quanto lanciato verso il divenire della musica stessa e al quale non resta che applaudire.