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Mi scusino i colleghi più autorevoli, ma davvero non mi riesce di liquidare questi tre giovanotti milanesi come il fenomeno enne di Punkpop per masticacicche o addirittura di ignorarli, come fanno tranquillamente altre penne senza neanche perderci troppi sonni dietro. Vero è che i tre accordi squinternati di questi solchi sono poi gli stessi che in questi ultimi tempi di revival garagista ci si sono riproposti di frequente, quanto e più di una cena indigesta: ma se si butta un occhio ai testi e un orecchio alla “fotta” con la quale i tre interpretano il proprio compito ci si può facilmente persuadere di non trovarsi di fronte ad un’altra next big thing mancata.
Rispetto alla prima prova in studio uscita sotto Maninalto, il contratto stipulato di fresco con la Universal consente perlomeno qualche doverosa miglioria di suono, restituendo una produzione più compatta che renda finalmente giustizia alla già scarna sezione ritmica: la verve lirica invece è rimasta inalterata ed è ancora il fiore all’occhiello che distingue i Ministri da tutta la massa “alternativa”. Non sofisticatezze intellettualoidi, non oscurità ermetiche sul mal di vivere ma neppure vuoti d’amore intimistici, i testi della band meneghina sono qualcosa di davvero diverso e gli argomenti che toccano tutt’altro che scontati. Se non ci credete, contateli i brani che negli ultimi cinquant’anni di Canzone Italiana si sono occupati del problema dei senzatetto e nemmeno, badate, con la formula compassionevole del “dedicato a” bensì con quella appassionata e battagliera del “dalla parte di”. Questo è l’encomiabile lavoro che svolge ‘Diritto al Tetto’, pezzo portante di tutto l’Ep: ‘La Piazza’ – dedicata a Carlo Giuliani e ai moti del G8 – fa trapelare qualche spunto melodico ancora non sviluppato a dovere. Quel che resta è buona, ordinaria amministrazione, con qualche guizzo d’ingegno da parte del solito Federico Dragona addetto alle scritture.
La prova del nove del fatidico secondo album si fa attendere, ma questo Ep a tiratura limitatissima ( non più di cinquanta copie, ‘for friends only’) funge da antipasto e riattizza con segnali incoraggianti le promesse dell’esordio, “I Soldi sono finiti”: se le cose andranno come dovrebbero andare qualcuno finirà per gongolare mentre a qualcun altro toccherà mangiarsi le mani e rimangiarsi tutto quel che (non) ha detto.