Speciale Mixtape

Chi ha vissuto la passione della musica negli anni ottanta e novanta non può essere sfuggito al fenomeno “cassetta mista”, in inglese “mixtape”. E su questo grande rito del “ti faccio una cassetta” è uscito un bellissimo libro edito dalla sempre ottima ISBN Edizioni dal titolo ‘Mix tape – L’arte della cultura delle audiocassette”, curato da niente-popò-di-meno-che Thurston Moore (non è necessario che venga qui spiegato di chi stiamo parlando, vero?), il quale racconta con passione le sue avventure legate a questi fascinosissimi nastri e raccoglie i ricordi, le immagini e le tracklist delle cassette create negli anni da numerosi amici e artisti vari fornendo una sorta di una analisi completa e intrigante a livello filosofico, sociologico e musicale. Un lavoro che “trasuda di ruvido pathos” [1] in cui “ricorre soprattutto il dolore per gli amici perduti, i bei tempi andati, e i gesti di intima comunicazione ormai tramontati” [1], un libro “fatto semplicemente per attestare il coinvolgimento emotivo e l’amore nel condividere musica con amici e persone amate” [2]. E questo sarà il libro di testo che ci accompagnerà in questa breve disamina del fenomeno. Ma il libro curato dal chitarrista sonico non è l’unica testimonianza della cassetta mista (e dei sentimenti che suscita) in letteratura: ricordate ‘Alta fedeltà’ di Nick Hornby e il suo protagonista, il commesso Rob Fleming e la sua ossessione (e quella dei suoi colleghi di negozio Dick e Barry) per le cassette miste da fare con cura e regalare alle ragazze con cui voleva provarci? E in ‘Love is a Mixtape: life and loss, one song at time’, opera prima del giornalista e scrittore Rob Sheffield (un altro Rob…) le 15 mixtape da lui create costituiscono il toccante legame tra i due grandi veri amori del giornalista americano: la musica e la moglie Renee, morta per cancro. E questo perché nelle mixtape c’è vita, la vita di chi le registra, la vita di chi le riceve in dono.

Il mixtape: la filosofia e gli scopi

Zoe: “Che regalo ti ha fatto?”
Abernathy: “Mi ha fatto una cassetta”
Lee: “Wooooow, non ti ha masterizzato il cd, ti ha fatto una cassetta! Che cosa romantica”
Kim: “A me sembra una grande dimostrazione d’amore”
(da ‘Grindhouse – Death Proof’, regia di Quentin Tarantino)

Numerosi sono i modi di intendere la famigerata cassettona preparata con cura per la persona amata, per l’amico, per il compagno di banco, o semplicemente per se stessi, per affrontare i viaggi in treno o le mattine sul pullman prima di arrivare al liceo.
“Non erano musica, ma istruzione e cultura. Tramite la pratica apparentemente sterile di ritagliare, creare collage e disporre suoni con un certo ordine, si potevano impartire valide lezioni su musica e vita, per insegnarle a persone con metodi che arrivavano al cuore di ciò che la musica significava, alle emozioni che regalava” [1]. Ecco cosa potrebbe essere una cassetta. NON un semplice ammasso di plastica e nastro magnetico inciso, ma la possibilità “di diventare padrone della propria identità musicale, facendosi una compilation, anche solo per se stesso, si metteva nero su bianco quello che si ascoltava e quindi si era.” [3]
Ma perché fare una cassetta? E per chi? “Abbiamo registrato mixtape per far colpo sulle ragazze, per far conoscere musica nuova agli amici, per avere la nostra colonna personale nell’autoradio, per festeggiare ricorrenze nostre o altrui, per selezionare la scaletta killer di un artista o un genere, per confezionare il mix da party definitivo, e per far colpo sulle ragazze (l’ho già detto?)” [4]. E una volta scelto il destinatario (prevalentemente una ragazza, se ci fosse il bisogno di ricordarlo ancora) ci si poteva mettere al lavoro, districandosi tra le mille difficoltà fisiche, musicali e umorali. “Ci vogliono tempo e fatica per registrare una compilation su cassetta. Il tempo impiegato implica un legame emotivo con il fruitore. Può essere l’intenzione di finirci a letto. O di condividere idee. Il messaggio della cassetta può significare: Ti amo. Ti penso sempre. Ascolta cosa provo per te. Oppure, forse: Mi amo. Sono una persona di gusto che ascolta cose di gusto. Questa cassetta dice tutto su di me. C’è un che di narcisistico nel preparare un mix per qualcuno, e il gesto stesso di preparare una cassetta pone in qualche modo il destinatario a esserci debitore. Come tutti i regali, il mix si porta appresso altri significati.” [5]

Il mixtape: metodi e modi

Ok, abbiamo delimitato il chi e il perché. Ora sembra arrivato il momento di parlare del come.
“È un rito che ai tempi abbiamo fatto decine di volte. Abbiamo passato ore a scegliere tutti i pezzi uno ad uno, a decidere l’ordine migliore, cosa mettere in apertura e cosa in chiusura, dove piazzare i pezzi da novanta e dove posizionare i pezzi che sottolineavano meglio il messaggio che volevamo mandare (c’era sempre un messaggio). Abbiamo scritto i titoli uno dopo l’altro stando attenti a non far sbaffare il tratto-pen sulla carta lucida della copertina, abbiamo considerato se mantenere un look sobrio e anonimo (titoli e poco più) o se donargli una veste grafica più accurata (una foto? un ritaglio di giornale? un disegno?), abbiamo scelto il titolo (la chiave -ovviamente enigmatica- per capirne il senso profondo), valutato se fare una dedica o quantomeno una firma o una sigla, e alla fine l’abbiamo messo nella piastra e premuto «play», per sentire come suonava dell’inizio alla fine.” [4]
Un rito da espletare con testa, cuore e stomaco. Il già citato Nick Hornby ha le idee piuttosto chiare sui metodi che il suo personaggio usa per decidere la tracklist: “per me, fare una cassetta, è un po’ come scrivere una lettera – è tutto un cancellare e ripensarci e ricominciare daccapo – e ci tenevo che mi venisse fuori un buon nastro. […] Registrare una buona compilation per rompere il ghiaccio non è mica facile. Devi attaccare con qualcosa di straordinario, per catturare l’attenzione […], poi devi alzare un filino tono, o raffreddarlo un filino, e non devi mescolare musica nera e musica bianca, a meno che la musica bianca non sembri musica nera, e non devi mettere due canzoni dello stesso cantante di seguito, a meno che tu non imposti tutto il nastro a coppie, e… beh, ci sono un sacco di regole”. [6]
Sì, ci sono un sacco di regole. Ma la cassetta è una cosa talmente personale che le regole vengono fatte da sé, ognuno sperimenta fino a trovare la sua propria formula magica esatta: “Un mix non potrà mai essere perfetto. Le mie scelte da compilatore dicono più cose di me che quelle da ascoltatore. Nessun mix viene per caso.” [7]
Allo stesso modo di Rob Fleming, il blogger Giorgio-Junkiepop fissa delle regole piuttosto precise, perché dopotutto “le cassette erano roba da nerd, il che rende il fare la mixtape una cosa seria”: la durata massima deve essere di 60 minuti, non pensate in maniera più assoluta che una donna/uomo vi dedichi più di un’ora di tempo. Perchè 60? Perchè 46 minuti sono 9-10 canzoni, tanto vale che non la fai e dall’altra parte neanche sarebbe presa così bene del tipo “valgo così poco del tuo tempo?”. Perchè 90 equivale a un primo appuntamento a cui ci si presenta con l’anello col brillante, uguale, l’altra persona si chiederà se il passo successivo sia un concerto privato, e comunque non ascolterà mai 90 minuti dei vostri ascolti se non vi conosce minimamente, la cassetta 90 è per i rapporti prolungati da un anno in su. Il lato A: Ovvio che la dose di sciovinismo che per il 90% è fautrice morale di una cassetta debba essere ridotta, onde prendere in considerazione il fatto che non si vuole che la persona a cui sia destinata, interrompa l’ascolto dopo 5 minuti e liquidi il tutto come un “discorso inascoltabile”. Partendo da questo presupposto iniziate a prendere coscienza con una cosa chiamata “concessioni ad un ascolto tranquillo”. Magari evitando pezzi sputtanatissimi, puntando la scelta su brani abbordabili, conosciuti pochino e che comunque diciamocelo, fanno fare bella figura. Inoltre, scegliere almeno un brano dai metà novanta indietro, praticamente dall’80 al 95, per non passare per uno che sente solo roba nuova che faffigo. Scegliere almeno due tracce con voci femminili che mica vorremmo passare per maschilisti della serie solo gli uomini fanno cose decenti da essere messe su una cassetta. Nell’insieme delle 8 tracce (all’incirca) cercate di variare un minimo stili, elettronica, indie, rock, rock anthemico (così alle brutte canta e non caga il cazzo) e non, ripeto non sbrodolarsi subito con i lentoni, perchè i lentoni popoleranno la side B. Se ve li giocate ora è come mangiare un profiteroles a partire dalle palle di cioccolato, sareste autolesionisti. Inserire almeno un brano poco conosciuto, magari versione poco conosciuta, perchè tanto volete farvi chiedere “chi era quello della quinta canzone? bello assai!” si sa. Ah, e scegliere un brano che abbia un intro naturale come apertura, praticamente evitando di far collassare da subito la persona che ascolta. Il lato B: serve a mostrare il lato più morbidamente efficace di se stessi. Tradotto, metteteci tutte le vostre preferite, come preferenze, se piacerete a una persona ve ne renderete conto se e solo le gradirà il vostro lato B. Un consiglio, se avete preferenze per brani lunghi sceglietene uno solo, poi ammorba un po’ troppo e se possibile non andate troppo sul ricercato (tradotto il pezzo che amate voi, solo voi e nessun altro). Ultimo appunto, chiudete con una canzone che levi il fiato, una cassetta sarà sempre ricordata per la sua apertura e la sua chiusura. Il resto viene considerato riempitivo. [8]
E poi? E poi il bel titolo no? Giocare coi titoli rimane un’autoconcessione dovuta, i titoli inquadrano la vostra cassetta e gli danno un sapore vero.
Naturalmente si può continuare a giocare con la grafica. Le mixtape sono “manufatti culturali predigeriti mischiati a tecnologia fatta in casa ed evidenziatori fosforescenti trasformano il mix su cassetta in un messaggio in bottiglia” [7].
Ciò che ne esce alla fine, come già detto, non è solo una semplice cassetta. Assolutamente no, perché come ribadisce ancora Matias Viegener “il mix su cassetta è una lista di citazioni, a tutti gli effetti una forma di poesia: il cento è un poema composto da versi estratti da altri poemi. Il nuovo poeta raccoglie e ricompone.” [7]

Il mixtape: nell’epoca del 2.0
Oggi. Oggi le cassette hanno i giorni contati. Per esempio nel giugno dell’anno scorso “Currys, il colosso dell’elettronica britannico, ha annunciato che non le venderà più seguendo tra l’altro le orme di altri concorrenti” [9].
Il web ha invece cercato di dare nuovo impulso alla filosofia della cassetta e non sono pochi i siti, i blog e le applicazioni che si confrontato con la nostra amata c-60 (o c-90, perché no?), sebbene oramai bisogna ammettere che le playlist dei cd misti e ora soprattutto le liste di mp3 hanno definitivamente messo k.o. questo pezzo di storia: sono due le categoria di siti/blog che si occupano delle mixtape. Da un lato abbiamo i nostalgici, siti in cui vengono raccolte (e spesso spiegate e magari sottoposte al voto da parte degli altri utenti) le tracklist delle cassette fatte in passato o che potrebbero venir fatte in futuro. Dall’altro le applicazioni che danno la possibilità di creare mix di mp3 con grafica accattivante e spesso inseribili in siti e blog degli utenti, siti che riprendono il concetto di mixtape mischiandola a quella di playlist. Naturalmente non esiste confronto, sono solo applicazioni mediamente divertenti senza eleganza né cuore. Ecco quindi una breve lista per i giovani smanettoni col cuore rimasto nel decennio precedente, per quanto riguarda il primo gruppo, in cui la nostalgia la fa da padrona, abbiamo:
* Cassette from my ex (www.cassettefrommyex.com/): già il titolo strappalacrime dice tutto. Storie d’amore passate, personali, sofferte e raccontate con l’ausilio delle canzoni (e i mixtape) che hanno fatto da colonna sonora.
* L’arte del nastrone (artedelnastrone.blogspot.com/): bellissimo blog che raccoglie le tracklist delle mixtape di tutti coloro che vogliono inviarle con la sempre essenziale spiegazione sottostante della cassetta mista. Come dicono i gestori del blog: ‘L’arte del nastrone’ è il blog per mixatori pazzi e sentimentali destinato a raccogliere e accudire i vostri nastroni.
* Tiny Mixtapes (www.tinymixtapes.com/): una fanzine musicale vera e propria che include non solo tracklist di mixtape, ma anche news, recensioni, interviste e articoli sulla musica in generale, sia indipendente che major che autoproduzioni.
* The art of the mix (www.artofthemix.org): sito/comunità in cui vengono raccolte le tracklist (votabili dagli utenti) dei mixtape, ma anche quelle dei cd misti e le mp3 playlist… bestemmia!

Per quanto riguarda i servizi per creare playlist online e condividerle sulla rete (tutti molto simili tra di loro, diciamolo) invece abbiamo:
* Muxtape (muxtape.com): diventato ancor più famoso poiché è stato chiuso dalla RIAA il 20 agosto 2008 principalmente per il fatto che l’upload dei pezzi veniva fatto dagli utenti.
* Mixwit (www.mixwit.com): diversamente da Muxtape non permette un upload dei brai ma prende gli mp3 dalla rete. Inoltre permette di personalizzare esteticamente il “nastrone”.
* 8 Tracks (8tracks.com): una sorta di evoluzione di Muxape post-RIAA poiché dà la possibilità di caricare 8 tracce con un massimo di 2 dello stesso artista e inoltre rende possibile embeddare i mix online.
* Open Tape (opentape.fm): offre un codice open source per caricare i brani e creare un mix di Mp3 con grafica modificabile a proprio piacimento e un player degli stessi inseribile nei vari siti.
* SeeqPod (seeqpod.com): si differenzia dagli altri poiché le canzoni utilizzabili per creare la playlist provengono da vari blog e music directories in giro per la rete, così magari non si riesce ad includere con esattezza le canzoni volute.
* Fav Tape (favtape.com): crea un mix partendo dalle canzoni preferite contenute nel profilo Pandora o Last.fm dell’utente.
* Imeem (imeem.com): include la possibilità di creare playlist che possono essere condivise usando un semplice URL.

Per finire una chicca: TapeDeck (www.tapedeck.org): raccoglie le foto di TUTTE le marche di cassette che hanno segnato la vostra infanzia e giovinezza, con TUTTI i formati di durata e di qualità (cromo, ferro, ecc). Sigh.

Conclusione
Se già le cassette erano una fucina di emozioni e ricordi, “una sorta di capsula temporale sopravvissuta.” [10], ora ancora di più perché stanno diventando esse stesse un ricordo. Una volta “Buttare l’occhio sulla lista dei brani di quel nastro era come leggere una pagina di un vecchio diario” [11], ora le pagine di questo diario stanno diventando sempre più sbiadite. E tenere un diario, uno di quelli di carta vergati a mano con una penna, oggi non è più di moda. “Alla fine degli anni ’90 siamo passati ai cd masterizzati, sembrava un passo naturale ma già non era la stessa cosa. Ora facciamo le playlist sull’iPod, scriviamo le scalette sui blog, linkiamo i nostri muxtape, ma la magia è persa, e lo sappiamo. La magia dei nastroni e della loro cultura è persa, e non tornerà” [4]
Già, non torneranno più.

Citazioni:
[1] [Bruce Sterling, ‘Mixtape’, ISBN Edizioni
[2] Thurston Moore, ‘Mixtape’, ISBN Edizioni
[3] Paolo Bardelli, Kalporz, www.kalporz.com
[4] Inkiostro Blog, inkiostro.splinder.com
[5] Dean Wareham, ‘Mixtape’, ISBN Edizioni
[6] Nick Hornby, ‘Alta fedeltà’, Guanda Edizioni
[7] Matias Viegener, ‘Mixtape’, ISBN Edizioni
[8] Junkiepop Blog, junkiepop.com
[9] Herry Wallop, Telegraph, www.telegraph.co.uk
[10] Jutta Koether, ‘Mixtape’, ISBN Edizioni
[11] Dean Wareham, ‘Mixtape’, ISBN Edizioni