The Do – Both Ways Open Jaw

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15 Novembre 2011 Cinq7 thedomusic.com

Disco wafer o mou, a piacimento, per via di quel tenerume che lo circonda, per quella filata fragranza pop che alberga su tutti i piani della sua tracklist; The Do,  il duo francoise Dan Levy e Olivia Boyssou  Merihlati torna – dopo il fortunato vagito A Mouthful –  con un degno successore Both ways open jaw, anch’esso rivolto al pensiero mediatico inglese e a tentare di sorpassare gli spazi intermedi dell’elevazione a grande prodotto discografico;  album  variegato, ricco di dinamiche e palpitazioni, preciso per un ascolto da camicie fuori dai pantaloni e umori magniloquenti, dinamiche e buoni fruttiferi dietro i quali si muovono i respiri dei Wildbirds And Peacedrums, St.Vincent e le quadrophonie BjorkianeLeo, leo”, The calendar, Moon mermaids che sporadicamente prendono il sopravvento sull’art-voice di Merihlati, ma in totale sono le messe a fuoco del duo a far entusiasmo e vanto coinvolgente di questo lavoro, sempre poco prevedibile e molto accorto.

Persiane melodiche si aprono su torrenti in piena di ritmiche e trombe scoppiettanti B.W.O.J.” che appagano – come in una travolgenza carioca – le aspettative da un disco che faccia move.it, e a conferma di ciò arriva a rinforzo la bella sinuosità mid-hip-hop tribale diSlippery slope e la ballata punta di diamante dell’intero lotto, quella gioviale spennata che firma Smash them all (Night visitors) fatta di chitarra piena e un tasto di pianoforte che fa prendere alla bocca la plasticità di un sorriso mattutino in piena primavera;  non manca il coup de tete come lo sviluppo psich-dreaming in stile Lucinda Williams The wicked & the blind e la filastrocca riammodernata dalla tradizione Bohemian dances, come non manca la laboriosità di una malinconia ben nascosta che rimane nell’ombra a fantasticare.

Un disco che in fondo è un’affresco di libertà, azzeccato nelle dosi ed elegante nel passo, con una sana predisposizione a tenere compagnia e rinfrescare un volume alternativo non indifferente, del resto – scusandoci per il paragone azzardato –  anche Cèzanne disse che le cose belle vivono soltanto se hanno volume, ed è verità.

Il pop ancora è in buona salute.