Crimea X – Another

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Se sei cresciuto a Reggio Emilia negli anni ’80 probabilmente hai vissuto il passaggio dalla celebrazione dell’ Unione Sovietica, dell’impegno politico, all’esaltazione del disinteresse, del vuoto. Quel genere di frivolezze che a fine decennio trovavano sfogo in un’ ormai ben nota isola delle Baleari. Accade così che una quindicina d’anni fa si incontrano due ragazzi dall’ immaginario giovanile comune fatto di icone marxiste e dj internazionali. Da qui l’idea di partenza: cosa sarebbe successo se l’ URSS avesse avuto la sua Ibiza? Immaginate migliaia di giovani sovietici ballare vestiti tutti uguali, l’ecstasy, il divertimento occidentale e l’estetica sovietica che convivono .

Ecco, di queste suggestioni, i due ne hanno fatto un progetto musicale: Crimea X. Fin qui niente di così esaltante, non fosse che i soggetti in questione sono Jukka Reverberi (cantante e chitarista dei Giardini di Mirò) e Dj Rocca (aka Ajello, Maffia Soundsystem, più collaborazioni varie, Howie B e Dimitri From Paris fra i tanti), non fosse che a fare da sfondo all’incontro è stato proprio quel Maffia Club propiziatore di parecchi incontri artistici interessanti. Considerando idee,  personaggi e  luoghi in gioco si aveva la vaga sensazione che qualcosa di buono stesse prendendo vita. L’esordio, Prospective, neanche a dirlo, prende il concept sovietico-balearico e lo sviluppa in maniera credibile innestandolo su un’ ossatura fatta di Kraut, dance nostrana e altre contaminazioni di vario genere. Another è la naturale evoluzione del suo predecessore. E’ un gran disco, è giusto chiarirlo subito.  C’è più Ibiza e meno URSS (l’accoppiata sopravvive solo in I Feel Russian e Yev), tanto cosmic in stile Baldelli, i soliti synth di scuola tedesca, l’house di Chicago, funk, passaggi afro. Ma Another non è semplicemente un collage di riferimenti, è rielaborazione, capacità di attingere liberamente da più parti senza schematismi. Essential, la traccia d’apertura, con quel loop acido iniziale, i synth tipo Europe Endless dei Kraftwerk, i vocals incisivi di Jukka, ti fa già capire di che pasta è fatto l’album. Le altre tracce non fanno che confermare l’ottima impressione iniziale. Spicca Haunted Love, gioiellino elettronico capace di soddisfare gli istinti danzerecci senza deludere quelli più intellettuali. Da segnalare anche i deliri spaziali di Dream Is Gone e il ritornello di A Present:  “I’ve got a present for you it’s a beat from my heart” che riassume perfettamente lo spirito dell’album . Si balla, tanto, ma non mancano le occasioni per rifiatare.

Il tutto sotto lo sguardo vigile di Bjorn Torske, lo storico producer norvegese, che porta equilibrio e freddezza là dove in passato regnava il disordine, e creatività là dove si era osato poco. Il risultato finale è un disco inattaccabile sotto ogni aspetto. Ballare col pugno chiuso non è mai stato così bello.