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Senza inventare nulla, il trio romano sforna un disco più che godibile, venuto alla luce al termine di un percorso evolutivo decisamente importante.
Senza inventare nulla, il trio romano sforna un disco più che godibile, venuto alla luce al termine di un percorso evolutivo decisamente importante.
Ad impressionarmi veramente è stata l’ossessività delle persone, la dedizione nel movimento: nessuno disposto a mollare un centimetro neanche alle 6 del mattino, non uno che si sia fermato un secondo.
I Niagara continuano a proporre quel loro modo originale e sofisticato di intendere la psichedelia che già caratterizzava l’esordio, ma lo fanno insistendo molto di più sul versante elettronico.
Sarebbe anche ora di iniziare ad esportare in campo elettronico qualcosa di più sensato dei Crookers. Capibara se lo merita, ve lo assicuro.
Potremmo essere tutti d’accordo nel giudicare la serata musicalmente perfetta. Nicolas Jaar è una delle menti elettroniche più illuminate degli ultimi tempi e quella con Harrington è la joint venture ideale.
Donker Mag propone un crossover pacchiano che oscilla fra riferimenti che vanno dai Prodigy ai Death Grips, emulati perlopiù in malo modo
It’s Album Time mette insieme qualche “vecchio” cavallo di battaglia e una buona manciata di pezzi nuovi, il tutto all’insegna del solito approccio giocoso e spensierato alla musica elettronica
Spiriti incompresi, solitari, ovunque voi siate, Burial ha un messaggio per voi: “you’re not alone”
Gold Panda traccia una linea che va dalle roccaforti elettroniche statunitensi (Detroit e Chicago) fino a Berlino passando per l’Inghilterra e assestandosi definitivamente su un target qualitativo discretamente alto.
A giochi fatti Nostalchic non sarà come Cold Spring Foult Less Youth dei Mount Kimbie, il disco maturo che mette d’accordo tutti. Considerate le potenzialità dell’autore è giusto pretendere di più. Allo stesso tempo bisogna però riconoscere che il lavoro in questione resta fra i più piacevoli e interessanti del 2013. Lapalux non è estremista come Teebs o come quel Thundercat che può permettersi di scritturare FlyLo per i sui videoclip. E’ fatto così, non è tipo da facili colpi ad effetto né si perde in vacue soluzioni colte. In questo senso è pop, molto più d’ altri.
E’ un disco che ha il coraggio e la personalità per distinguersi e farsi notare, cosa non scontata di questi tempi in Italia. Per queste ragioni limitarsi all’ascolto di Superbe può essere fuorviante, oltre a non rendere giustizia ad un’ opera dai contenuti variegati e dalle aspirazioni più alte rispetto a quelle tipicamente nu-rave (balliamo?).
Il concerto dei Deerhunter è stato uno spettacolo striminzito, a presentazione di un album transitorio, eppure un gran concerto. Non oso immaginare cosa avrebbero potuto fare 3 anni fa.
Il coraggio e la coerenza dell’ opera ti costringono, in modo intellettualmente onesto, alla resa. Non c’è niente da fare: Karin e Olof sono più capaci e intelligenti di te, probabilmente, chi aveva accolto in quel modo Silent Shout, li stava sottovalutando. Eccolo dunque Shaking the Habitual, pronto a raccontarci la nostra mediocrità.
Pale Green Ghosts è un disco spiazzante, schizofrenico, che in qualche modo rappresenta un mezzo passo indietro rispetto al suo predecessore. Ma non è il caso di sorprendersi, in fondo lo sapevate già: John, equilibrato, non lo è mai stato.
Nel nuovo capitolo dei Crimea X (Jukka dei Giardini di Mirò e Dj Rocca) si balla tanto, disco prodotto da Bjorn Torske, storico producer norvegese, che porta equilibrio e freddezza là dove in passato regnava il disordine. Ballare col pugno chiuso non è mai stato così bello.