Burial – Rival Dealer

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Spiriti incompresi, solitari, ovunque voi siate, Burial ha un messaggio per voi: “you’re not alone”

Uno dei luoghi comuni che spesso fuoriescono dalle solite, incaute, bocche avverse alla musica elettronica, consiste nel considerarla alienante, claustrofobica, fredda. Le discoteche sarebbero non-luoghi nei quali sfogare rabbia e disperazione, niente a che vedere con la socialità, l’empatia. A chi fosse mai capitato di formulare pensieri simili, se mai dovesse leggere queste righe, consiglio l’ascolto dell’ultimo EP di Burial: Rival Dealer. Il personaggio, innanzitutto: Burial è uno che ha costruito un successo enorme senza compromessi, senza apparire, raccontando con il suono la decadenza d’un reale al quale non voleva più prendere parte. La musica, poi, dominata da frequenze basse, zero urli, niente synth sparati: una coerenza di fondo portata avanti con ancor più convinzione ed efficacia in Rival Dealer. “I’m gonna love you more than anyone” ripete quasi ossessivamente la voce campionata di Gavin De Graw nella title track, continuando sulla falsa riga di quel “I felt in love with you” pronunciato in Truant.

Perché questo EP, come dichiarato dallo stesso Burial, vuol essere prima di tutto un messaggio di speranza, un antidoto alla solitudine, un punto di riferimento per gli ultimi, gli Hiders. Un lavoro sfaccettato, minuzioso, eppure racchiudibile in pochi frammenti: la frenesia iniziale che prontamente si spegne lasciando spazio ad atmosfere rilassate, accoglienti; il sax, struggente, in Hiders; l’incedere in crescendo del piano nell’apertura di Come down to us; Il finale, trionfale, affidato ad una parate vocale perfettamente accompagnata da una melodia sognante, prima, e alle parole di Lana Wachowsky, poi . Ecco, non so se consideriate tutto ciò romantico. Per me lo è, molto.

[schema type=”review” name=”Burial – Rival Dealer” author=”Emanuele Russo” user_review=”4″ min_review=”1″ max_review=”6″ ]