Dirty Beaches – Drifters / Love is the Devil

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La morte è necessaria. Solo “finendo” potremo analizzare oggettivamente il nostro viaggio: l’esperienza e le azioni compiute solo cosi verranno finalmente apprese dalla nostra anima. Dai fuochi fatui di un Presley post mortem (Badlands), alla sua avvenuta presa di coscienza: conscia evoluzione nella quale l’erotismo insito nel pelvico rotear di bacino lascia il posto alla riflessione sugli eccessi della società industrializzata. Come Wong Kar-Way – Regista di Hong Kong e grande fonte d’ispirazione Ndr -, Alex Zhang Hungtai esalta la figura dell’homeless esiliato sottolineandone il percorso umano, seguendone le orme attraverso plumbei paesaggi notturni. Il concetto di “viaggio” assume una valenza fondamentale durante tutta la prima parte del racconto (Drifters) –Il lavoro è diviso in due parti consequenziali Ndr -, narrando di solitarie camminate attraverso fumosi quartieri malfamati “Night Walk ”, notturne piazze del vizio “Casino Lisboa”, per poi scoprirsi soli ad imprecare il cielo, allucinati e sconfitti “Mirage Hall”.

Un gorgo notturno che sfoca le luci delle imprese commerciali e annebbia la vista da donne facili e sgraziate; Inferno stordente a cui fanno seguito otto movimenti (Love Is The Devil) interamente strumentali in cui perdersi man mano che la riflessione sull’operato dell’Homo Sapiens assume realismo. Otto tracce di sconfitta durante le quali non c’è spazio per altra disamina che non sia l’analisi di una condizione di movimento forzato attraverso una realtà in decomposizione. Inutili i paragoni con il predecessore, questa ne è l’evoluzione naturale.

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