Factory Floor – Factory Floor

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Chi ha detto che per far ballare servono più i New Order dei Joy Division? Per i Factory Floor, di certo, non è così.

Comunque James Murphy, oltre a rivitaminizzare Arcade Fire e Pulp, sta dietro a tante cose più piccole e  anche i Factory Floor senza il glorioso logo DFA messo sopra sembravano piccoli. In realtà sono in giro da anni, più rumorosi e industriali di adesso. Insomma, con l’omonimo Factory Floor abbiamo ricominciato ad accostare le parole dance e punk con la frequenza che era tipica del 2003, quando Rapture e !!! erano la cosa nuova. Le 10 tracce dei Factroy Floor non coprono quello spettro che andava dalla ferocia alle sfilate di moda come a qualcuno riusciva facile 10 anni fa e il trio ha un’identità che si palesa in fretta e perciò è meno spiazzante ma gli va riconosciuto un intenso lavoro di lima sulle parti angolari.

Già in  Fall Back c’era aria di no wave ingentilita e il resto dell’album conferma anche una vicinanza ad electroclash e dintorni: gli Adult più accessibili non sono lontanissimi da qui, così come i più contemporanei Soft Metals o i Cosmetics. La voce mono di Nik Colk va lì dove il ritmo è già caldo come un ritornello e le parti vocali, proprio rinunciando a metterci il cuore, sono la più efficace delle ritmiche. Se il concetto non è chiaro si può ascoltare Here Again. Cos’hanno più degli altri prodotti DFA recenti? Governano il dancefloor con pochi grammi di New Order e tutti i chili di Joy Division che servono.

[schema type=”review” name=”Factory Floor – Factory Floor” author=”Marco Bachini” user_review=”3″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]