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Lee Ranaldo – Electric Trim

Lee Ranaldo – Electric Trim

Ma se in Electric Trim pare già abbastanza lontano il Ranaldo chitarrista dei Sonic Youth, sembra addirittura siderale la distanza dagli sperimentalismi oltranzisti compiuti  in solitaria trenta anni fa. Eppure sono proprio alcuni impalpabili rimandi ad un “passato – bandiera” che ci fanno leggere anche Electric Trim con qualche grado di serenità in più.

Hercules & Love Affair – Omnion

Hercules & Love Affair – Omnion

Se l’identità degli Hercules & Love Affair è stata quella di un collettivo in perenne cambiamento, il nuovo Omnion segna una discontinuità proprio per l’inedita stabilità della formazione di oggi. Sì, perché Gustaph e Rouge Mary, per il secondo album consecutivo cantano in buona parte delle tracce e colorano (è il caso di dirlo) i live con le loro presenze. Omnion ripropone la collisione tra disco, house e pop ma con un  senso di rafforzata omogeneità.

LCD Soundsystem – American Dream

LCD Soundsystem – American Dream

priorità.

Più che l’ argento qui è il suono del cristallo a dominare. La traccia che dà il titolo è fatta anche del ghiaccio trasparente delle tastiere. E il tratto epico è vigorosamente presente in modo inedito anche nelle canzoni dalle pose più punk. Si è poi detto molto del rapporto di Murphy con Bowie e tutti ne abbiamo cercato tracce tra le parole di queste canzoni.

Arcade Fire – Everything Now

Arcade Fire – Everything Now

Non è un disco nel quale contiamo “i pezzi forti” con due mani. Non come eravamo abituati a fare sia con The Suburbs che con il già discusso Reflektor. Everything Now fra intro, outro e la spezzata “Infinite Content” (che equivale a due mezze canzoni) è un disco “breve”. Sì, pecca forse più a livello di quantità che di altro. Ma ci tratteniamo dal dire che vorremmo altre canzoni e in fretta, sennò entreremmo ancora in conflitto col tema di fondo. Gli Arcade Fire sono questo, oggi.

Vince Staples – Big Fish Theory

Vince Staples – Big Fish Theory

Viene in mente una cosa dopo i pesci, il rap visto dai bianchi e i cambiamenti vissuti da dentro. Viene in mente la famosa storiella che Wallace raccontò quella volta ad Harvard. Quella del pesce anziano che incontra i due pesci giovani e chiede loro come è l’acqua. I due pesciolini, comprensibilmente, si guardano e si domandano cosa cazzo sia l’acqua.

Nick Hakim – Green Twins

Nick Hakim – Green Twins

Polistrumentista onnivoro e anima nera con la casa irradiata dalla migliore tradizione latina, Nick ha forgiato i suoi gusti passando anche per l’Hip hop. La sua musica rimanda a tante scene Black vecchie e nuove. Rimanda a D’Angelo, per dirne uno, e al Soul chitarristico di Shuggie Otis o alla perfezione inaspettata dell’ultimo Childish Gambino. L’itinerario di Green Twins parte con l’allucinato tema onirico che ha ispirato la title track: un sogno con due bambini fatti di gelatina verde.

Vök – Figure

Vök – Figure

I Vök, come accennato, vengono dall’Islanda ma hanno sempre saputo sfuggire ai soliti riferimenti facili di quella terra. Sono abbastanza lontani anche dalla classicheggiante conterranea Sóley (album nuovo anche per lei in questi giorni). Casomai potrebbero ricondurci alla svolta elettronica di John Grant, quando il barbuto ha scelto l’isola del nord come sua nuova casa.

Christaux – Ecstasy

Christaux – Ecstasy

Artisticamente parlando è Christaux il presente di Claudio “Clod” Nigliazzo. Quindi proveremo a non spendere troppe parole sul suo passato a targa Iori’s Eyes. Certo, quel “Double Soul”, ottimo lavoro del 2012 del duo formato da Clod e Sofia (oggi suo il progetto L I M) è stato importante. Ma l’opera prima di Christaux è per la maggior parte libera dagli echi di quell’esperienza.

Future Islands – The Far Field

Future Islands – The Far Field

Dopo l’esplosione di Singles (l’album del 2014 che non era un greatest hits ma lo è quasi diventato), i Future Islands tornano con The Far Field. Inquadrato nella loro carriera, questo non è un disco che spinge più in là qualche confine. Insomma, l’album numero cinque (senza contare gli EP) è uno di quei lavori che consolidano l’esistente. Ma il punto vero è che il trio di Baltimora sa ancora neutralizzare qualsiasi chiacchiera sul pop, sull’immagine e sull’immediatezza.

Sleaford Mods – English Tapas

Sleaford Mods – English Tapas

Dai, assaggia le tapas inglesi! Abbiamo uova sode, patatine, cetriolini e anche i montaditos britannici alla carne! Grottesco, vero? Abbastanza. La leggenda dice che Andrew Fearn (l’addetto “ai suoni” degli Sleaford Mods) abbia visto un menu più o meno di questo tenore sulla lavagna di un pub. Ecco, a quel punto non ha più avuto dubbi sul titolo da dare all’album. Grottesco, appunto. Questo è il senso di tutta la questione: le miserie della Gran Bretagna. Oggi più di prima.

Molly Burch – Please Be Mine

Molly Burch – Please Be Mine

Con il debutto di Molly Burch, la Captured Tracks continua ad ampliare il suo roster. E allarga un altro po’ l’orizzonte futuro. L’etichetta di Brooklyn stavolta punta su un’artista diversa da molti esemplari della scuderia. Bene o male, potrebbe ricordare da vicino Angel Olsen o magari Weyes Blood. Per un verso le coordinate sono quelle di un folk singing dalla patina molto rétro. Per un altro sono anche quelle di una crooner (rétro anche qui, certamente) che fa pezzi da jazz club anni ’50. Atmosfere di fumo denso (“Downhearted”), sensualità suo malgrado (perciò vincente) e compostezza d’altri tempi.

The XX – I See You

The XX – I See You

La via di fuga in verticale rappresentata da I See You è frutto di tanti fattori. Primariamente è frutto della padronanza dell’uso dei samples che diventano l’impasto di base e non accessorio di canzoni fatte e finite. Si prenda a proposito “Lips” che macina superbamente la glaciale e straniante “Just” usata da Sorrentino in Youth. I See You è anche frutto di quell’evoluzione del rapporto umano che vuole i tre in perfetta contiguità anche oggi che sono riconoscibili singolarmente.

Justice – Woman

Justice – Woman

Il lato rock 70’s di Audio, Video, Disco è meno rappresentato in Woman. E a onor del vero non se ne sente eccessiva mancanza. C’è invece un’aura pop psichedelica che s’insinua nel tessuto di natura disco. E così vien fuori che Woman (quanto a contenuti) riesce a mettersi quasi nel mezzo fra due dei bestsellers degli ultimi anni: Random Access Memories dei Daft Punk e Currents dei Tame Impala. Il disco è conciso, ma non in termini di minutaggio, piuttosto lo è per numero di tracce.

Crocodiles – Dreamless

Crocodiles – Dreamless

Il nuovo disco usa la melodia, questo è sicuro, ma lo fa nell’acquisizione di un approccio più dinamico, con il basso che gira più in tondo. Il Noise Pop di Welchez e Rowell ha oggi un’andatura meno rettilinea, con le strofe che si sovrappongono e quelle chitarre che stanno in ogni buon disco con sopra l’etichetta “Wave”. Un bell’impasto, forse approdo naturale ma anche un po’ inatteso, come si diceva.

Toy – Clear Shot

Toy – Clear Shot

Non tutto l’album tiene, questo va osservato. Ma a a scanso di equivoci, ricordiamo che anche i Toy più squadrati e nerovestiti sanno comunque quello che fanno (la conclusiva “Cinema”). E un domani l’eventuale assenza di Clear Shot dalle classifiche “di genere” non sarà necessariamente un cattivo segnale. Per loro, soprattutto.