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17 febbraio 2017 | captured tracks | mollyburch.com |
Con il debutto di Molly Burch, la Captured Tracks continua ad ampliare il suo roster. E allarga un altro po’ l’orizzonte futuro. L’etichetta di Brooklyn stavolta punta su un’artista diversa da molti esemplari della scuderia. Bene o male, potrebbe ricordare da vicino Angel Olsen o magari Weyes Blood. Per un verso le coordinate sono quelle di un folk singing dalla patina molto rétro. Per un altro sono anche quelle di una crooner (rétro anche qui, certamente) che fa pezzi da jazz club anni ’50. Atmosfere di fumo denso (“Downhearted“), sensualità suo malgrado (perciò vincente) e compostezza d’altri tempi.
Molly è meno sfrontata di molte colleghe come la citata Olsen. E rispetto a Weyes Blood, per intenderci, è molto più rassicurante. Nella biografia della Burch ci sono un papà e una mamma nello showbiz che hanno fatto di Nina Simone, di Billie Holiday, e dei musical, il vero nutrimento della piccola Molly. Proprio fin dall’inizio, pare. Poi gli studi di canto jazz sono stati lo step successivo. Dapprima solamente interprete, oggi Molly Burch scrive quel che canta. Con lei c’è da un po’ di tempo il convivente e chitarrista Dailey Toliver. I due sono così intimi in quel che fanno che ogni tanto rischiamo di sentirci degli orrendi voyeur.
Please Be Mine è un disco quadrato per come sta in piedi tra le coordinate della canzone malinconica. Non straborda mai, né sopra né sotto. E in fondo, il country romantico di “Wrong For You” si sposa bene con le percussioni scarne (in sintonia col suono Captured Tracks). Come dire, l’altra faccia della prevedibilità. L’approccio sarà anche di maniera ma è stilisticamente ineccepibile (“Try“). Se il perimetro della materia può sembrare stretto, di sicuro è controbilanciato da una vocalità che si ripassa tutti i registri compatibili. Mentre il saliscendi fine a se stesso, quello no, qui non lo trovi. In fondo, l’impressione è che questo lavoro sia solo il primo (benvenuto) passo fuori dal cancello.