Christaux – Ecstasy

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Artisticamente parlando è Christaux il presente di Claudio “Clod” Nigliazzo. Quindi proveremo a non spendere troppe parole sul suo passato a targa Iori’s Eyes. Certo, quel “Double Soul”, ottimo lavoro del 2012 del duo formato da Clod e Sofia (oggi suo il progetto L I M) è stato importante. Ma l’opera prima di Christaux è per la maggior parte libera dagli echi di quell’esperienza.  Non è nel neo soul algido  che va cercata l’essenza di questo Ecstasy (che come Double Soul esce comunque e fortemente per La Tempesta). Forse perché Ecstasy è intriso di un’anomala nostalgia che, quasi contraddicendo se stessa, non guarda al passato. Clod dunque sorpassa la materia elegante e notturna degli ultimi Iori’s Eyes (e la fascinazione di James Blake).

Christaux  possiede infatti un alto tasso di carnalità: nervi e muscoli in moto, le dita sul pianoforte e un divenire continuo. L’approccio vocale, intanto, è decisamente diverso: coinvolto invece  che indifeso. Ecstasy ha il pregio di cambiare abito ad ogni traccia e questo non intacca di striscio la sua coerenza strutturale. Una materia che non assume una posa statica. Proprio come accade nella foto di copertina o nel video di  “Light Year”. Quasi complementare rispetto al Clod che tanti anni fa ballava davanti allo specchio in uno dei video girati per “Matter Of Time”.

Questa cosa che si chiama Christaux c’è anche quando non la si può scorgere bene. Quando sembra dissolversi e un attimo dopo si materializza sulla scena. Si nasconde dietro a tutti quei capelli e poi, in fondo, è lì ad un centimetro. Tutto il disco ha il fascino delle cose in mostra, ma quel tipo di mostra che le nasconde. Un disco che è quasi barocco nella stratificazione e punk wave nello spirito. Mistico e terreno, elettronico e artigianalmente percussivo.

Se “The Fire” è un frammento industriale, “A Minute To Now” è eterea e ascensionale. I sintetizzatori confondono le carte ed evitano, vivaddio, una valenza ammorbidente che altri gli conferiscono. Forse è anche merito del contributo di Mario Conte in coproduzione. “Spazio HD” abbandona la lingua inglese e va involontariamente a confrontarsi con il miglior Nicolas Jaar del  lavoro più recente (“No”). Ma è bene dire anche che questo disco gode di una vitalità pop importante (“Human”) e nelle sue trame scorre una sensibilità melodica ispirata e personale. Una sensibilità dirompente e piena. Come quella che abbiamo incrociato negli attimi migliori di gente come Brothertiger (“Wind At My Back”) e M83 (periodo “Saturdays=Youth”). O magari anche  degli Iori’s Eyes di “They Used To Call It Love”.

E poi c’è “Light Year” che non è solo una canzone, un singolo, un video. È più un regalo. Di quelli inattesi, per giunta. Nasce densa e appiccicosa con quelle colate laviche di synth e poi investe solenne tutto quel che trova. Strati di melodie e una strofa impazzita,  fuori da ogni tempo, quasi una scheggia di una band AOR del 1987. E in ogni caso non è detto che ci si riesca bene “a fotografare” Christaux. In genere succede con le cose troppo vicine e presenti per poterle già raccontare. Questo disco è come la magia irripetibile e impalpabile di questi dieci secondi qui. Questi del presente. E va ascoltato ora.

Data:
Album:
Christaux - Ecstasy
Voto:
51star1star1star1star1star