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19 maggio 2017 | ATO records | nickhakim.com |
Certo che sulle prime, la copertina di Green Twins non ha nulla di un disco categorizzabile come Soul, R’n’b o comunque di area Black. Perché, diciamolo, queste sono le etichette che in genere compaiono accanto al nome di Nick Hakim. L’immagine di questa cover è quella di un bulbo oculare che dopo aver vagato in una specie di deserto a tinte verdastre, può finalmente guardarsi allo specchio. Che poi trattasi di un occhio verde che avvista il suo “gemello” riflesso. Insomma, c’è quel tratto fluido e classicheggiante che rimanda come minimo ad un tema progressive e psichedelico. Poi, a dire il vero, fa pensare ai Residents per via dell’occhio come topos ma quello è un’altro discorso.
In realtà, l’autore di questa cover è Robert Beatty, noto per le illustrazioni di album e singoli di Tame Impala, Neon Indian e Oneohtrix Point Never, tra gli altri. Tutta gente che ha declinato in modi (estremamente) diversi una materia con qualche tasso di psichedelia hypnagogica. E il Soul singer Nick Hakim cosa c’entra? Oh, altroché se c’entra. Green Twins è il suo primo disco, dopo due EP che l’hanno fatto apprezzare parecchio. Nick ha una lunga storia fatta di facce, idiomi, società e suoni diversi. I genitori si misero in marcia verso gli States (peruviano lui, cilena lei) così che Washington potesse dare a Nick i natali. Nella sua ricerca di una comunità e di un’identità, prima dell’esperienza con gli Onyx Collective, ha studiato musica al Berklee College con intorno a sé il prestigio del luogo e dei compagni di “banco”.
Polistrumentista onnivoro e anima nera con la casa irradiata dalla migliore tradizione latina, Nick ha forgiato i suoi gusti passando anche per l’Hip hop. La sua musica rimanda a tante scene Black vecchie e nuove. Rimanda a D’Angelo, per dirne uno, e al Soul chitarristico di Shuggie Otis o alla perfezione inaspettata dell’ultimo Childish Gambino. L’itinerario di Green Twins parte con l’allucinato tema onirico che ha ispirato la title track: un sogno con due bambini fatti di gelatina verde.
Sì, perché Nick Hakim, sebbene sia persona sobria, per fortuna non sa essere troppo rassicurante. Non lo è nei testi appassionati e dolenti (il tema sentimentale declinato dalle parti, appunto, del dolore). Non lo è quando devia dai binari più classicamente R’n’b e si cimenta in volteggi spaziali densi di fumo (“Farmissplease”). O quando fa scontrare una melodia atemporale con una ritmica futuristica (“JP”). Non mancano i fiati, il piano, il suono polveroso di un vinile pur nuovo di pacca. C’è il gusto di certe sporcature à la Danger Mouse ma in salsa cosmica e dilatata.
E poi c’è il Funk ispessito dalle ritmiche Hip hop. C’è il falsetto ma solo quando serve. E c’è quell’approccio che è sempre proteso a inglobare l’elemento psichedelico. Vale per il singolo “Roller Skates”, avvolgente e con una prova vocale che pretende rispetto. Hakim anche nei momenti rétro è meno calligrafico di Leon Bridges e più orientato a pitturare scenari compositi. “Bet She Looks Like You”, ad ascoltarla bene, rivela un’assonanza involontaria con “Nights” di Frank Ocean. In fondo, Green Twins può essere accostato a Blonde anche per quella sorta di passione archivistica. Dove l’archivio di suoni, esperienze e contributi viene usato come pasta per modellare altro e stimolare altre idee.
Alla fine in quella strana copertina non c’è proprio niente che non vada. No, non si trattava di un depistaggio ma di uno stimolo ad affrontare una materia così ricca senza la presunzione di categorizzare. E soprattutto senza pretendere di categorizzarla velocemente. Non è un disco da un ascolto e via, Green Twins. Permette quella rara ebbrezza del non aver capito tutto subito, restituendoci qualcosa che cambia forma sotto i nostri occhi. Se poi uno ha quattro minuti da regalarsi può provare a perdersi dentro al video di “Roller Skates” con le animazioni di Micah Buzan. Così da ritrovarsi in un mondo morbido, tentacolare e rallentato, fatto di pattinate, timidezza e improvviso coraggio.