Winter Severity Index – Slanting Ray

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Il cielo che s’intristisce in un giorno qualsiasi d’estate, preludio alla tempesta, al ricordo di quell’inverno che fu. E’ forse questa l’immagine migliore per descrivere quell’essere, quel sentire rinchiuso nell’oscurità di un termine – ‘Dark’ – a cui difficilmente darò seguito in questo scritto; insomma, tutto questo è molto di più. Un innesto di pece atavica al quale dare importanza, qualcosa capace di proseguire quel solco ceruleo in un contesto popolato dai peggiori incubi che andiamo giornalmente scacciando: ma che fanno parte integrante del nostro vivere  .

Quattro donne cominciano un progetto spinte dalla propria irrefrenabile passione per un suono che sintetizza molti lati di quest’esistenza: Simona/Diana/Elyria/Mushy sentono forte la malinconia ammantare quell’intera generazione che nacque negli Ottanta e che prosperò fra i fucili e le camicie di flanella del grunge un decennio più tardi. Dalla prima data al Gabba-Gabba di Taranto ne sono cambiate di cose: Il tour europeo e l’innesto di Alessandra Romeo, che con Simona Ferrucci ed il Sax di Pierluigi Ferro – A tal proposito vi invito allo spettacolo proposto dallo stesso in ‘Ordinary Love’, dove non è difficile perdersi in quel magnifico gorgo emozionale e Post-Punk edificato dal suo strumento areofono –  compongono oggi i Winter Severity Index.

Slanting Ray, è il loro compimento. Un canovaccio tremendamente realista che affronta con schiettezza le flebili speranze umane riposte in un futuro sempre più incerto, oggi più di ieri. Un dolce planar fra le nebulose intarsiate anni or sono da Robert Smith, qui elettrizzate, rese ‘femmina’ dai vocalizzi a là Siouxsie / Nico; montate in un circuito che ricorda quelli di moda nell’industrial Italiano degli Eighties. Tutto qui, oggi, e chi prova a parlare di ‘retromania’ rischia grosso, grossissimo.