Woman’s Hour – Conversations

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‘Conversations we should have with ourselves
That we won’t share with anyone else
Awkward moments of strange affection
That could have been shared with anyone else
Not that it helps’

(Conversations)

Le relazioni non sono fatte solo di ‘painful endings’ o di ‘shimmering beginnings’, ma soprattutto di tutta la parte agrodolce che sta nel mezzo, quella del quotidiano, fatta di compromessi ed equilibri. Conversations, in uscita il 14 luglio 2014 per Secretly Canadian, è – così come una relazione- il prodotto di un percorso di maturazione e presa di coscienza da parte della band sia della musica che della forma in cui essa viene distribuita.

Il quartetto, formatosi a Londra nel 2011, comprende i fratelli Fiona e William Burgess (voce e chitarra), insieme a Nick (basso) e Josh (tastiere). Coinvolti in prima persona durante ogni step del processo – non solo musicale anche in quello visivo -, collaborano con il duo Broomberg & Chanarin nell’elaborazione di video e artwork, dando l’idea che tutto sia meravigliosamente al proprio posto, elegante, pulito, frutto di una ricerca del dettaglio equilibrata ed accurata. Una voce cristallina, quella di Fiona Burgess, che culla gentilmente l’ascoltatore, usando l’introspezione come grimaldello per insediarsi in quella parte di cervello contenente il vissuto, l’emozione. Una musica che spinge verso sensazioni contrastanti, utilizzando testi taglienti nella loro consapevolezza: “still for the first second of every day / I don’t understand why you’re not around” – Darkest Place -. Tutto, all’interno del disco, sembra pensato per alleviare la sofferenza utilizzando teneri e malinconici abbracci: il risultato è quello di un limbo in cui la sofferenza non risulta né bianca né nera, ma sospesa in una vellutata scala di grigi.

Fondamentale è il concetto di ritmo – Our Love Has No Rythm – sia questo quello giusto o quello sbagliato: una unbroken sequence di azioni che porta ad una stabilità basata sulla sofferenza, raccontata sulle note di un heartbreaking synth-pop. Conversations, ispira la gratitudine di un rifugio benevolo, consola senza fare domande. La stessa sensazione di dolce oblio che si prova nel mettere la testa sotto il piumone, nelle fredde domeniche mattina d’inverno.

[schema type=”review” name=”Woman’s Hour – Conversations” author=”Stella De Minicis” user_review=”3″ min_review=”1″ max_review=”5″ ]