Gnod – Infinity Machines

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“Your brain is the machine of infinite possibilities”

Gnod

Il viaggio degli Gnod, che sin dagli esordi hanno sempre perlustrato sentieri musicali impervi e sconosciuti, questa volta tocca coordinate psichiche posate su trame ritmiche indefinite. Infinity Machines è infatti un triplo album dalle infinite possibilità sonore, pregno di esperienze metafisiche e marcatamente sperimentali.

Si parte dalla macchia di Rorschach in copertina, che sembra voler delineare la radiografia cinerea di un cervello umano – ma potrebbe indentificare qualunque cosa in base alle primordiali sensazioni di chi la osserva – per poi letteralmente sprofondare all’interno di un flusso compositivo di matrice free.

Registrato nell’ormai “casa spirituale” del collettivo a Islington Mill, Infinity Machines è un crocevia di dilatazioni trasversali e atipiche, un non-luogo arcaico in cui le atmosfere fluttuano tra inquietudini granulose e spazi distesi. Le scomposizioni crudeli di stampo free jazz prendono vita da un sassofono minimale dai contorni sfuocati, lasciando che la psichedelia affondi in un abisso di droni, mentre le ombre generate delle spoken word rotolano ritmicamente nel mare percussivo.

Sfiorando i labili confini della gamma di audiofrequenze udibili dall’uomo stesso, si viene catapultati all’intero di un gorgo composto da synth rumorosi “Control Systems”, suggestioni oscure “Collateral Damage” e dall’agghiacciante litania della title-track. Si costruiscono macerie industriali in “Desire”, visioni evanescenti e spettrali in “The Importance Of Downtime” e distorte euforie ritmiche in “Breaking The Hex”.

Dalle note nascono così rivelazioni dai contenuti più disparati: umano e animale, artificiale e naturale, astratto e concreto si fondono nella percezione stessa del suono. Infinity Machines è un monolite di allucinazioni uditive di oltre due ore. È un epico disegno surreale e claustrofobico di caos organizzato. È un’unione simmetrica di macchie d’inchiostro sonoro, che assumono forme e sembianze differenti a seconda di come le si ascolta. È un labirinto illimitato di suoni che riecheggia nella mente come mille facoltà ancora tutte da scoprire.