Acquista: | Data di Uscita: | Etichetta: | Sito: | Voto: (da 1 a 5) |
19/02/2016 | DFA Records | bandcamp |
Unite una rude techno underground della scena canadese alla raffinatezza di synth minimali tipici post-punk e alla sensualità di testi in lingua francese che riuscirebbero a rendere dolce, elegante e coinvolgente anche l’angolo più buio della vostra anima. Il risultato lo trovate in questo disco: a tre anni di distanza dall’esordio con Nuit de noce, il duo di Montreal composto da Marie Davidson e Pierre Guerinau non si affaccia solo ai club o al Boiler Room in giro per il mondo, ma intraprende un percorso di elevata estetica musicale che abbraccia il precedente ventennio di musica elettronica.
Un malinconico e preponderante sound industrial si scontra con synth che riportano la memoria agli ’80, oramai dominanti nell’oceano musicale attuale in cui prolifera un revival Wave in tutte le sue salse. “Demaine est un autre nuit” è qualcosa che riesce a distinguersi per la convivenza delle sonorità analogiche utilizzate in Dépassée par le fantasme, Carcajou 3 e degli effetti molto più acidi di Lights out. La differenza con tutto quanto è attorno nel panorama attuale è in un pezzo come Retox: l’iniziale voce maschile narrante scandisce in maniera ferma il tempo di una base che incalza e trascina in una mesta atmosfera elettronica introspettiva ripresa nella seconda parte della traccia dalla Davidson, il cui timbro condito di eco dona una sensualità affogata dall’infelice amore del testo. L’importanza e la ricercata malinconica poesia dei testi è frutto di notti passate in complessi industriali abbandonati e decadenti della periferia di Montreal dagli Essaie Pas: nottate tradotte nel nome del disco ed in un armonioso e al contempo cupo futurismo synth-pop.
La Davidson e Guerinou si aggiungono a Death in Vegas, Human League e ai più recenti Cold Cave e Xeno and Oaklander nell’utilizzo di freddi suoni industrial, techno ed elettronici in cui trovano maggior conforto le calde ossessioni e passioni della mente umana, così come gran parte delle discografie dei gruppi new-wave e post-punk degli anni ’80.