Pig Destroyer – Painter of Dead Girls

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Tempo di edizioni deluxe per la Robotic Empire Records. Dopo aver messo a segno il terzo tributo ai Nirvana (ogni album dei leggendari di Seattle reinterpretato da diverse band post-hardcore) decide di ristampare in edizione lussuosa in doppio vinile di una storica compilation dei Pig Destroyer.

Uscito originariamente nel 2004, “Painter of Dead Girls” consisteva sostanzialmente nella raccolta delle tracce di due storici split album dei grinder di Washington DC; uno assieme ai Benümb e un altro assieme ai Gnob. La stessa compilation uscì per il mercato giapponese in versione enhanced con una manciata di video live che, per l’occasione vinilica, sono stati omessi in favore di un gustosissimo apporto grafico. I disegni schizofrenici, carnali e pastosi di Chris Taylor (storico membro dei Pg.99) si sposano a meraviglia con gli smembramenti sonori dei nostri.

Ogni brano è una mazzata che va dai 50 secondi al minuto e trenta massimo, i pezzi sono caratterizzati da una rozzezza sonora tangibile e puntuale: slegatissimi i riff che difficilmente si ripeteranno per più di due volte, urla abrasive e ripassate al vetriolo vengono inflitte veloci sul nostro corpo e sbattute, in maniera ancora più veloce, sempre più dentro i nostri organi grazie ai violentissimi colpi di batteria. Bellissimo il classico rullante aperto e liberato dalle corde metalliche che conferisce alla pelle uno straniante calore analogico, la membrana epidermica di membra sconquassate e di muscoli strappati.

Colpiscono (in tutti i sensi) le particolari “Patterns of Failure” e “Rejection Fetish” che emergono dall’alto dei loro 1,30 minuti circa d’esecuzione, all’interno dei quali si riescono a sentire quei rallentamenti di matrice Hardcore, riff matematici in pieno stile Nasum e quel turbinio di dissonanze tipico del genere. Altre derive atipiche sono la cover dei Dwarves, “Fuck You Up and Get High”, in pieno stile Hardcore old-school. Abbastanza fedele all’originale è invece “In the Meantime”, originaria degli Helmet – tranne per le urla disumane di JR Hayes. Divertente anche “Down in the Streets” degli Stooges dove, per la prima volta, il cantato si tinge di melodia.