Anathema – The Silent Enigma

Acquista: Data di Uscita: Etichetta: Sito: Voto:

“The Silent Enigma”, Anathema, 1995.
Forse basterebbe solo questo, anche perché c’è poco da dire. Il secondo full length del combo inglese è un, se non IL capolavoro assoluto del death-doom inglese primi anni ’90, quello che vide l’esplosione, oltre ai nostri, di band come Paradise Lost e My Dying Bride.
Oscuro e suggestivo, un album assolutamente romantico e sublime nel senso letterario di questi due termini, come lascia suggerire il landscape della copertina, non casualmente tratto da un quadro del 1789. Anche i titoli non potranno che confermare quest’impressione, soprattutto a chi di voi ama la letteratura romantica inglese: “Sunset of the Age”, “Nocturnal Emission”, “Cerulean Twilight”, “A Dying Wish”… i temi del notturno, dell’opposizione fra alba e tramonto, il desiderio e la morte. Più romantico di questo cosa può mai esserci?
Si tratta di un album lento, come tipico del doom da cui traggono ispirazione, ma si sentono chiari influssi death e soluzioni assai vicine al progressive: “The Silent Enigma” vuole essere un viaggio introspettivo nella mente e nel cuore dell’uomo, scandagliando passioni e sentimenti e suscitandoli a sua volta nell’animo dell’ascoltatore, e mai scelte musicali furono più azzeccate. Vincent Cavanagh usa una voce clean ma sporca e carica di emozioni, che nei momenti d’apice sfiora il growl (caratteristico delle loro prime uscite, ma allora alla voce c’era Darren White, bravo ma alla lunga monocorde), una soluzione che conferisce ulteriore intensità a delle lyrics già di per sé profonde.
Scegliere una canzone fra tutte è impossibile, quest’album è un meccanismo perfettamente congegnato. L’atmosfera crepuscolare e quasi onirica è il leit-motiv che unisce il tutto… rabbia, disperazione, malinconia, tutto lo spettro delle emozioni più tipiche del romanticismo è rappresentato alla perfezione in queste nove canzoni.
Recensirvele una per una non avrebbe senso: alla fine i binari entro cui si muove quest’album ve li ho inquadrati, ma sono soprattutto dell’opinione che qui gli Anathema vogliano più che mai essere ascoltati con attenzione, suscitare emozioni nei propri ascoltatori, emozioni soggettive, personalissime e irripetibili, almeno per quelli più sensibili. Emozioni di una bellezza ineffabile.
Occorre ascoltare attentamente, e non “solo” con le orecchie… fermo restando che anche per esse non sarà un compito facile.
Ora sta a voi decidere se raccogliere la sfida, e spero di aver convinto molti di voi a farlo.