Turin brakes – Ether song

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Torna il duo inglese Turin Brakes, e lo fa in grande stile rilasciando questa piccola gemma alternative rock dal titolo “Ether Song”.Un’ora scarsa di semplici canzoni di matrice folk rock ben costruite, sorrette costantemente dal caldo strumming di chitarra acustica del cantante Ollie Knights e dall’interessantissimo lavoro della chitarra elettrica di Gale Paridjanian, impegnata sullo sfondo a ricamare affascinanti trame dal gusto neo-psichedelico.Le atmosfere sono spesso rilassate e conferiscono al disco un piacevolissimo senso di pace, perfetto per romantici sottofondi nelle vostre serate in dolce compagnia.Qua e là si avvertono echi di Coldplay e Kings of Convenience, che i Turin Brakes sapientemente prendono come punto di partenza per sviluppare uno stile ben riconoscibile e che gode di una freschezza che al momento ha pochissimi eguali nell’intero panorama rock alternativo. La sognante “Blue hour” apre il disco con le sue delicate chitarre ben amalgamate e che fanno da tappeto per la voce di Ollie, ora sussurrata, ora tagliente come una lama ben affilata. La successiva “Average man” colpisce per la sua immediatezza, mentre in “Long distance” comicia a farsi largo una certa malinconia di fondo, sottolineata da essenziali note di pianoforte che a loro volta introducono un indovinato crescendo di archi sintetici che sfociano nell’accattivante ritornello, di chiaro stampo Radiohead del bellissimo “Ok computer”. Proseguendo l’ascolto passiamo attraverso ballate acustiche come la bella “Clean Blue air”, in cui è facile scorgere riferimenti pink floydiani, fino ad arrivare alla ruffiana e spensierata “Pain killer”, potenziale hit-single scala classifiche dal ritornello veramente “catchy” che però non scade mai nella banalità. I toni tornano pacati nella successiva “Full of stars”, dove grandi arrangiamenti vocali impreziosiscono un ottimo lavoro pianistico dal gusto blues per uno dei momenti più riusciti di “Ether song”. Altri momenti da dieci e lode nella successiva “Panic attack”, a metà strada tra tentazioni psichedeliche e esplosioni acid rock, e nella conclusiva e ipnotica “Rain city”.
In definitiva questo “Ether song” ci consegna un gruppo in grande salute, capace di emozionare con brani dall’aspetto semplice ma con un’anima estremamente sofisticata, confermando quanto di buono aveva detto nel disco d’ esordio “The Optimistic LP” e entrando di diritto tra le nuove icone del rock alternativo. Se pensate che una chitarra acustica con una buona voce sopra, sorrette da una sezione ritmica ariosa e mai invadente siano sufficienti per regalare delicate vibrazioni, allora questo è senz’altro il disco che fa per voi.