Mars Volta, The – De-loused in the Comatorium

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Messi da parte gli At the drive in, Cedric Bixler e Omar Rodriguez-Lopez, rispettivamente voce e chitarra, sorprendono tutti con questo nuovissimo progetto a nome “The Mars Volta”. A dire il vero il gruppo è già in giro da un pezzo, tra pubblicazioni di interlocutori mini albums e date live di spalla ai Red Hot Chili Peppers, che hanno loro futtato addirittura la partecipazione in questo disco del vulcanico Flea al basso. Il suono dei Mars Volta parte dall’ emo-punk degli At the drive in per evolversi e trasformarsi ben presto in una forma articolatissima e colorita di rock moderno ed universale, dove per universale intendo la concomitanza di più stili che si incontrano e si nutrono l’uno dall’esperienza storica dell’altro. Per tutta la durata del disco non sarà difficile per voi riscontrare elementi di progressive rock, di nuova psichedelia, di indie rock, il tutto assemblato da una innata energia e da una verve particolarissima nella sua freschezza, sotto la supervisione in cabina di regia del grande Rick Rubin. Cedric è in forma smagliante, la sua voce brilla in ogni singola canzone, in ogni momento, il suo vagare per tonalità vertiginose ne esalta le caratteristiche a volte vicine a quelle del grande Robert Plant, mentre la chitarra di Omar disegna perfette geometrie distorte e stupisce per originalità e per la sua costante e mai superflua presenza all’interno del sound. La sezione ritmica è perfetta ed esplosiva, mentre le tastiere fungono da collante tra i vari strumenti, sostituendosi a volte al lavoro chitarristico e fornendo interessanti alternative sonore soprattuto nei break. Parlare di singoli episodi è difficilissimo e anche inopportuno, dal momento che “De-loused in comatorium” è un concept album liricamente ispirato al suicidio di un artista vicino al gruppo, che prima di morire è entrato in coma. I testi raccontano cosa potrebbe esser successo nella mente dell’artista una volta entratovi, dei possibili mondi che potrebbe aver visitato prima di spegnersi definitivamente. Vi basti sapere che non c’è un solo calo di tono, un solo calo d’intensità, ma se proprio ci tenete ad individuare degli “highligths” allora tenete d’occhio canzoni come la frizzante “Inertiatic esp”, o la sorprendente “Roulette dares”, pregna di stop and go e forte di una prova vocale di Cedric davvero entusiasmante per capacità interpretativa, e ancora “Drunkship of lanterns” caratterizzata da suggestioni ritmiche e percussive di estrazione latino-americana e la fantastica e conclusiva “Take the veil cerpin taxt”, splendida sintesi – si fa per dire – di cosa dovrebbe essere il rock nel 2003, con una parte centrale da standing ovation per abilità esecutiva e per estro compositivo. Ma una volta ascoltato il disco converrete con me che anche tutti gli altri brani sono degni di nota e incastrati perfettamente nello scorrere dell’opera . La sensazione finale che ho avuto è che i Mars Volta abbiano cercato di scrivere una pagina importante e innovativa all’interno del rock dei nostri giorni, tenendo conto di tutte le influenze artistiche che possono averli segnati nel corso della loro vita, senza peccare di presunzione o eccessiva ambizione, anche perchè il risultato è davvero entusiasmante. Non so se Cedric e compagni abbiano introdotto un nuovo modo di fare rock, ma senz’altro i Mars Volta possono diventare un nuovo punto di riferimento per molte bands e molti appassionati.