Voivod – Dimension Hatröss

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I Voivod, una delle più bizzarre creature venute alla luce nei gloriosi anni ’80, un combo convenzionalmente classificato come “thrash metal” ma capace di andare ben oltre i classici schemi del genere, facendo storia a sé. Un gruppo ben diverso rispetto a quel che abbiamo avuto modo di apprezzare quest’anno nell’omonimo album, non migliore né peggiore, solo diverso, è impossibile attuare paragoni, e la qualità è in entrambi i casi elevatissima. Un combo che al thrash speed è stato capace di unire uno sperimentalismo che l’ha reso all’epoca inclassificabile, ispirati anche da idoli come Syd Barrett o Robert Fripp
“Dimension Hatröss” esce nel 1988 e vuole essere un concept fantascientifico sull’esplorazione di una nuova dimensione apertasi in seguito allo scontro fra protoni e antiprotoni nell’ambito del progetto “Dimension Hatröss”, composto da otto programmi, che sono appunto i pezzi che compongono l’album. Il viaggio che ci attende è allucinante: il “Prolog”, composto dai primi quattro pezzi, si apre con “Experiment”, un overture in puro stile thrash che gode dell’effetto particolare dalla voce di Snake/Denis Belanger, più convenzionale rispetto ai precedenti album ma dal timbro inconfondibile ed inquietante, tanto meccanico da sembrare a tratti un campionamento. Possiamo apprezzare dei notevoli assoli di chitarra di Piggy/Denis d’Amour e il drumming preciso e martellante di Away/Michael Langevin, la tecnica è uno dei punti di forza della formazione canadese.
“Tribal convinctions” è un pezzo il cui sound non potrà non colpire l’ascoltatore: grezzo e sperimentale, qui la chitarra di Piggy e gli innesti elettronici aprono la strada a gruppi come Strapping Young Lad, Fear Factory o Meshuggah. “Chaosmöngers” ad un primo superficiale ascolto appare come un disordinato duello fra i quattro membri del gruppo, che ci “deliziano” le orecchie coi loro folli virtuosismi, ma ascoltando attentamente il caos è qui molto più ordinato di quello che sembra.
I nostri non sembrano affatto preoccuparsi di melodia ed orecchiabilità: “Technocratic manipulators” più che una normale canzone sembra un vortice che ci risucchia sempre più velocemente, e il “…think!” finale di Snake a troncare il pezzo non può che essere un sollievo.
La seconda parte “Epilog” inizia in un lento crescendo, finché a un certo punto le chitarre sembrano duellare col resto del gruppo, per poi riunirsi ancora in un crescendo sempre più intenso, per ritrovarci catapultati in “Brain Scan”, il pezzo più cupo dell’intero album assieme alla successiva, angosciante “Psychic Vacuum”. Chiude il tutto l’eccezionale “Cosmic drama”, riuscitissima colonna sonora di un’odissea nello spazio profondo. Chiude il tutto, nelle edizioni più recenti, una cover parecchio divertente: “Batman”, nella versione del classico telefilm con Adam West!
In definitiva è un album difficile questo “Dimension Hatröss”: non è il classico album thrash metal anni ’80 tutto rabbia e velocità, anzi, non posso che stupirmi di fronte a questa classificazione frutto di una semplice voglia di fornire un’etichetta… e i Voivod non si possono certo etichettare. Come si potrebbe dopotutto cercare di definire un gruppo capace di fondere alla perfezione influenze prog al metal anni ’80? Assolutamente originali ma nel contempo difficili da ascoltare, un’errore in cui non bisogna incappare è quello di non lasciarsi fregare dal primo ascolto: “Dimension Hatröss” va ascoltato con estrema attenzione, è un album che trascende ogni schema del metal classico. Ma una volta assimilato non potrete non rimanere stupiti da quanto i Voivod abbiano da dire con quest’album, di cui coglierete nuove sfumature ascolto dopo ascolto.